Protesta lavoratori Consorzio di Bonifica, Fai-Flai-Filbi: “Diritti calpestati”

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Sempre più critica la situazione al Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini dello Jonio Cosentino di Trebisacce, dove da giorni si sta consumando la protesta dei lavoratori - saliti addirittura sopra il tetto della centrale idroelettrica di Insiti - che accusano l’Ente di colpevoli ritardi nella corresponsione degli emolumenti.

La vertenza sembrerebbe lontana dal trovare una soluzione definitiva, nonostante l’accordo trovato nella giornata di giovedì tra i rappresentati del Consorzio e le OO.SS. provinciali di categoria, in cui l’Ente si impegna a liquidare le due mensilità di agosto e settembre.

«Mancherebbero comunque all’appello – spiegano Pisani (Fai Cisl), Pietramala (Flai-Cgil) e Stillitano (Filbi-Uil) – le mensilità di ottobre, novembre, dicembre e la tredicesima. È ormai chiaro – continuano – che l’attuale Dirigenza del Consorzio riesce soltanto a impegnarsi con promesse poco serie, a mettere di volta in volta qualche pezza, piccoli rattoppi per mascherare una gestione che, diciamolo chiaramente, ha fatto acqua da tutte le parti. Non si tratta di un episodio isolato, sono anni che questi lavoratori assistono con i propri occhi allo sperpero di fondi, a nuove assunzioni a tempo determinato, quando potrebbero, invece, essere riqualificate e valorizzate le risorse interne. Serve una programmazione di lungo periodo, prospettive che garantiscano ai lavoratori una solida base per svolgere con serenità il lavoro di tutti i giorni, in un territorio che vive di agricoltura e per cui l’attività dei Consorzi di bonifica è essenziale.

Da parte nostra – garantiscono i rappresentanti sindacali - continueremo a sostenere con forza i sacrosanti diritti di questi lavoratori, a batterci per ottenere risposte concrete e risolutive. Oggi vogliamo però esprimere a tutti loro la nostra vicinanza e solidarietà, il sindacato in modo unitario è dalla loro parte, a sostegno delle tante famiglie che da troppo tempo stanno vivendo in condizioni di precarietà. Alla Direzione dell’Ente, partendo dal signor Presidente, chiediamo di prendersi le proprie responsabilità, tirare le somme e trarre le dovute conclusioni. Non possiamo più accettare – concludono - che siano sempre i lavoratori dipendenti a pagare il prezzo più alto».