Migranti in protesta a San Ferdinando: pretendono “casa, diritti e dignità”

Cosenza Cronaca

È protesta a San Ferdinando dove un nutrito corteo di migranti si è riversato in strada per chiedere "casa, diritti e dignità".

Ad innescare la protesta è stato l’ultimo triste episodio che è costato la vita al giovane maliano Gassama Gora, di 34 anni, travolto e ucciso da un’automobile mentre rientrava dal lavoro in sella alla sua bicicletta.(QUI)

"Un altro fratello ucciso, un'altra morte che si poteva evitare”, scrivono in una lettera aperta migranti che per oggi incrociano le braccia e non andranno a lavorare.

“Non troverete nessuno di noi nei campi, nei magazzini e nelle serre. Siamo stanchi – dichiarano i protestanti - di essere sfruttati e ammazzati dagli stessi che di giorno ci obbligano a lavorare senza contratti né garanzie nei campi, a vivere come animali e la sera ci tirano giù come birilli, perché la vita di un africano non conta. Non siamo braccia, siamo uomini".

"Da decenni ormai - riporta ancora il testo della lettera - veniamo qui per lavorare e senza le nostre braccia non ci sarebbero frutta e verdura né sugli scaffali, né sulle tavole ma questo non importa. Nonostante le promesse che arrivano ad ogni stagione, per noi non ci sono mai stati e continuano a non esserci alloggi decenti, contratti regolari, certezza e celerità nel rinnovo dei documenti, con lungaggini che ci costringono a rimanere qui per mesi. Vogliamo casa, diritti, documenti e lavoro regolare, vogliamo vivere una vita dignitosa come ogni essere umano meriterebbe. Schiavi mai".

"Un amico e fratello, dopo una vita di razzismo e sfruttamento, da quel razzismo è stato ucciso”. Affermano i manifestanti che, carichi di rabbia, vogliono oggi ricordare Gora e lottare contro il razzismo.


USB LAVORO AGRICOLO SOSTIENE I MIGRANTI IN PROTESTA

Al fianco dei migranti in protesta si è schiarata l’Usb Lavoro Agricolo che, in merito alla morte del 34enne maliano, dichiara: “Alla notizia del tragico incidente stradale abbiamo definito quella morte l’ennesimo delitto frutto dell’apartheid sociale in cui sono costretti a vivere i tanti braccianti che vivono l’area industriale di Gioia Tauro”.

“Da decenni – dichiara in una nota l’Usb Lavoro Agricolo - migliaia e migliaia di migranti hanno trovato riparo tra tende e baracche dei vari insediamenti, istituzionali come la tendopoli o informali come la baraccopoli. Migliaia e migliaia di persone costrette a muoversi dopo il tramonto per strade buie e pericolose. Eppure – aggiunge - i pali dell’illuminazione ci sono ma sono sempre spenti. Eppure a pochi passi c’è un’area altamente sensibile come il Porto. Eppure la notte è buio pesto.

E allora diventa facile domandarsi: è solo una scelta dettata da motivi economici o c’è altro dietro quel perenne black-out? Gassama è stata l’ultimo di tanti incidenti, purtroppo stavolta mortale, e la rabbia dei suoi fratelli è assolutamente comprensibile.”

“Per questo siamo al loro fianco a reclamare diritti e dignità,- conclude l’Usb in una nota - a urlare basta morti sul lavoro, a pretendere case e lavoro vero. Ribadiamo la nostra vicinanza e solidarietà alla famiglia di Gassama e al padre, anche lui oggi in piazza.”

(Notizia aggiornata alle 11.39)