Donne nella scienza, il Cndddu: “È tempo di affermare che la scienza è donna”
Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della Disciplina dei Diritti Umani celebrerà la Giornata Mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza, istituita dalle Nazioni Unite nel 2015 per l’11 febbraio, per rimarcare la presenza di “pregiudizi e stereotipi di genere che continuano a tenere le donne lontane dal mondo scientifico”.
“L’emarginazione delle donne in tutti i campi della conoscenza, ma soprattutto in quello scientifico e tecnologico affonda le radici nel passato, poi è proseguita fino quasi ai giorni nostri. La storia delle donne nella cultura e nella vita civile è stata una storia di emarginazione fino alla fine dell’Ottocento e in gran parte ancora fino alla metà del Novecento” ricorda Rosa Manco, professoressa del coordinamento, che ripercorre la storia del divario di genere sin dai tempi più antichi, nonostante le “aperture” registrate nell’antico Egitto e finanche nella scuola pitagorica.
“Solo molti secoli dopo, però, si giunse alla piena accettazione di una donna in ambito ufficiale e accademico. Tra il ‘700 e l’ ‘800 grandi matematiche e fisiche iniziarono a riempire le aule universitarie di tutta l’Europa” continua la Manco. “Il Nostro Paese in questo periodo iniziò ad accogliere con maggiore benevolenza i geni scientifici femminili e manifestò un forte spirito liberale, e una buona attitudine, verso l’educazione delle donne in campo medico. Laura Bassi, nel 1732, fu la prima scienziata italiana a guadagnarsi una posizione di rilievo all’università di Bologna”.
Il comitato, in conclusione, “ritiene fondamentale la valorizzazione delle donne in tutti i campi dell’attività umana”, e ritiene che “per raggiungere tale obiettivo è certamente opportuno combattere in modo efficace il divario di genere nella scienza, il quale continua a rimanere un problema culturale, ben radicato anche nelle società avanzate”.