Sanità, la Cgil Area Vasta: “Ripensare sistema e perseguire responsabilità”
“Il quadro descritto dall’ultimo verbale del tavolo Adduce, quello del 22 dicembre scorso, è desolante, imbarazzante e non privo, a nostro avviso, di responsabilità che andrebbero perseguite penalmente nei confronti di tutti quei soggetti che hanno contribuito a realizzarlo negli ultimi dieci anni almeno da quando lo stato, attraverso una sua propaggine, il commissario ad acta, ha deciso di gestire direttamente il nostro sistema sanitario”. È quanto affermano in una nota Franco Grillo, segretario della Fp Cgil Area Vasta, Ivan Potente, coordinatore Fp Cgil medici, e Alessandra Baldari, segretaria generale Fp Cgil Calabria.
“Il disavanzo viene stimato in 110 milioni, i Lea peggiorano, vengono certificati i ritardi nell’attuazione dei decreti legge Covid e, al limite della follia, nella nostra Regione ci permettiamo il lusso di un decremento di spesa per il personale nonostante i finanziamenti ricevuti per l’emergenza in atto” continuano i sindacalisti, che parlano anche di una beffa, rappresentata dall’ennesima indagine della Guardia di Finanza sulle aziende sanitarie del territorio.
“Si è prodotta una pericolosa insufficienza degli organici del personale sanitario e tecnico necessario ad assicurare quotidianamente l'assistenza vitale, assistiamo ad una acutizzazione del decadimento della medicina territoriale e si è sviluppata un'ulteriore e incalcolabile sfiducia nei cittadini verso il sistema sanitario pubblico, sfiducia che da se vale a determinare una mobilità passiva annua di oltre 320 milioni di euro” affermano ancora i sindacati, che portano sul tavolo anche la questione dei “battitori liberi” così come emergerebbe dagli atti aziendali.
“Sarebbe il caso di ripensare il sistema di affidamento degli incarichi dei direttori generali/commissari delle varie aziende imponendo loro di procedere immediatamente allo scioglimento delle varie strutture semplici e complesse, che spesso determinano il malaffare, e la rotazione di quei dirigenti all’interno dell’intero sistema sanitario regionale” concludono i sindacalisti. “Non sappiamo se questo servirebbe a risolvere i problemi ma, certamente, contribuirebbe a rendere il nostro sistema più normale, più trasparente e meno propenso a generare nicchie di privilegi e di soprusi allo stesso tempo”.