Fatture pagate due volte: 19 indagati tra Asp e imprenditori della sanità
Fatture pagate due volte ad uno studio radiologico privato: ad emettere i pagamenti l’Asp di Reggio Calabria, procurando così con un presunto danno al Servizio Sanitario calabrese stimato in circa 4 milioni di euro.
È quando sostiene la Procura del capoluogo dello Stretto che ha concluso le indagini in tal senso e chiesto il rinvio a giudizio per 19 persone, tra cui il Commissario Straordinario, il Direttore Generale e il Direttore Amministrativo dell’Azienda Sanitaria Provinciale, oltre che dell’assessore regionale pro tempore.
Eseguito anche un sequestro preventivo che ha interessato disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore complessivo di poco più di 4 milioni e disposto dal Tribunale reggino.
Come accennavamo, l’indagine - denominata “Operazione Bis” - si è concentrata sui pagamenti erogati ad una clinica privata di Siderno.
Dalle indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, si è arrivati a ricostruire appunto una presunta duplicazione dei quest’ultimi.
Gli investigatori hanno difatti analizzato attentamente un accordo transattivo, concluso nel 2015 tra l’Ente Pubblico ed il fornitore privato, con il quale è stato disposto il pagamento, in favore di quest’ultimo, di quasi 8 milioni - tra capitale, interessi di mora e spese legali - a saldo di crediti pregressi, presuntivamente vantati come non ancora riscossi.
I militari hanno quindi analizzato ciascuna delle quasi cento fatture in questione, relative ad oltre dieci anni di prestazioni sanitarie.
Da qui sono giunti a ritenere che una notevole parte delle stesse, dichiarate dallo studio radiologico come non pagate e poste a fondamento di diversi decreti ingiuntivi divenuti esecutivi a seguito della mancata opposizione dell’Asp, siano state già liquidate.
Dopo gli interrogatori eseguiti nei confronti di coloro che ne hanno fatto richiesta, la Procura ha così richiesto il rinvio a giudizio dei 19 indagati: le contestazioni sono di falso ideologico e la truffa aggravata per il rappresentante legale e per altri individui riconducibili allo studio radiologico, a funzionari dell’Asp e ad altri 13 soggetti, ritenuti a vario titolo responsabili.
Tra le contestazioni mosse al rappresentante legale e al socio di fatto dello studio radiologico, figura anche quella per l’ipotesi di reato di autoriciclaggio: secondo gli inquirenti avrebbero trasferito nel complesso quasi 1,4 milioni di euro, ritenuti il provento della presunta truffa, così da ostacolare l’identificazione della loro provenienza.
Contestato anche il riciclaggio ai quattro soci dello stesso studio, per aver percepito i dividendi considerati anch’essi “frutto … della truffa”.
Le fiamme gialle, poi, hanno ricondotto a tassazione i guadagni che si ritiene siano stati conseguiti illecitamente dal rappresentante legale dello studio.
Secondo i militari, difatti, sarebbe stata sottratta a tassazione - ai fini delle imposte sui redditi ed ai fini Irap - una base imponibile di circa 2,3 milioni ed un’Irap dovuta di circa 110 mila euro.
Il cerchio investigativo si è poi concluso con un’ulteriore attività effettuata a favore della Procura Regionale della Corte dei Conti, alla quale è stato comunicato l’ingente danno erariale.
Le indagini sono state condotte dai finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Procura, diretta da Giovanni Bombardieri, e degli Aggiunti Gerardo Dominijanni, Giulia Scavello e Marika Mastrapasqua.