Nidi tartarughe “Caretta Caretta”, Legambiente: “Regione fermi l’uso delle ruspe”

Calabria Attualità

Stop alle ruspe per la pulizia delle spiagge. È quanto chiede Legambiente Calabria per salvaguardare i nidi delle tartarughe Caretta Caretta.

“Gli interventi di pulizia vengono spesso avviate, da molti Comuni, utilizzando pesanti trattori e persino bulldozer cingolati che sconvolgono la struttura del suolo e le comunità animali e vegetali presenti. La spiaggia e la duna non sono un mucchio di sabbia inabitato, bensì rappresentano un prezioso ecosistema in cui vivono, e si riproducono, specie protette ed emblematiche come la tartaruga marina Caretta carettae il Fratino Charadrius alexandrinus”.

Legambiente dunque stigmatizza “il comportamento della Regione Calabria che è pronta a fregiarsi del successo annuale di tante ovodeposizioni che si registrano sulle nostre coste, ma che poi non dimostra altrettanta prontezza quando occorre invece proteggerle attivamente, in particolare attraverso l'applicazione delle numerose leggi e regolamenti, nazionali e comunitari, che si stratificano a loro tutela”, prosegue il comunicato stampa.

“Proprio nel rispetto dei nidi di Tartaruga marina – spiega Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità - la gestione delle spiagge da parte dei Comuni dovrebbe quindi essere più attenta, evitando in primis la pulizia meccanica degli arenili che, oltre a distruggere le covate eventualmente presenti, turba l’equilibrio chimico fisico delle spiagge, rendendole meno accoglienti per le femmine di Caretta che annualmente vi ritornano sperando di trovarla intatta e ospitale come quando da cuccioli, appena emersi dal nido, la lasciarono per la prima volta almeno 25-30 anni fa”.

Per questo Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria e la stessa associazione si appellano ai sindaci dei comuni costieri della regione e alle istituzioni che sovrintendono alla gestione del demanio marittimo, per chiedere che “ il fragile confine tra terra e mare sia preservato”. E non solo, perché chiedono un intervento da parte della Regione per “definire i criteri e le linee guida da seguire, facendo in modo che i Comuni possano ricevere risorse regionali solo nei casi di gestione manuale e sostenibile degli arenili; ampli le aree non idonee e il periodo di non utilizzo dei mezzi meccanici per la pulizia delle spiagge; verifichi che i comuni seguano le linee guida previste e la coerenza delle operazioni pulizia delle spiagge e metta a disposizione dei cittadini, infine, un numero verde per denunciare abusi e cattiva gestione degli arenili”.