‘Ndrangheta: chiuse le indagini, le accuse ai boss di Genova
Gangemi, detto 'Mimmo', 65 anni, e Domenico Belcastro, 50 anni, meglio noto come 'Postorino', sono stati arrestati su disposizione del tribunale di Reggio Calabria nell'ambito della maxi inchiesta 'Crimine' per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso perché "elementi di vertice del locale di appartenenza (Genova, ndr), dirigendo e organizzando il sodalizio, assumendo le decisioni più rilevanti, impartendo le disposizioni o comminando sanzioni agli altri associati a loro subordinati, decidendo e partecipando ai riti di affiliazione, curando rapporti con le altre articolazioni del'associazione, dirimendo contrasti interni ed esterni al locale di appartenenza. In particolare, incaricati di tenere i contatti con gli esponenti di spicco della 'Provincia', il Belcastro con Commisso Giusepe e il Gangemi con Oppedisano Domenico". Così scrivono i pm di Reggio Calabria a carico dei presunti boss della 'ndrangheta arrestati il 14 luglio 2010 durante la maxiretata tesa a disarticolare l'organizzazione criminale in tutta Italia e all'estero. Le contestazioni si leggono nell'acip (avviso di fine indagine preliminare n.d.r.) inviato a 163 indagati, tra cui appunto i 'genovesi' Gangemi, a cui viene contestata anche la recidiva reiterata, e Belcastro, a cui viene contestata la recidiva semplice. Ai due viene contestato, in generale di "avere fatto parte con altre persone allo stato non ancora individuate, dell'associazione mafiosa denominata 'ndrangheta - si legge nelle prime pagine del documento -, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, del territorio nazionale ed estero costituita di molte locali, articolata in tre mandamenti (Tirrenica, Ionica e Reggio Calabria città) e con organo di vertice denominato "Provincia", associazione che si avvale della forza dell'intimidazione, del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva". Lo scopo dell'associazione secondo i pm e' "commettere delitti in materia di armi, esplosivi e munizionamento, contro la vita, il patrimonio e l'incolumità' individuale, in particolare commercio dio sostanze stupefacenti, estorsioni, usure, furti, abusivo esercizio di attività finanziaria, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, corruzioni, favoreggiamento latitanti, corruzione e coercizione elettorale, intestazione fittizia di beni, ricettazione omicidi". Secondo i pm inoltre l'associazione ha lo scopo di "acquisire direttamente e indirettamente la gestione e/o il controllo di attività economiche, in particolare nel settore edilizio, movimento terra, ristorazione; acquisire appalti pubblici e privati; ostacolare il libero esercizio del voto, procurare a sé e ad altri voti in occasione di competizioni elettorali, convogliando in tal modo le preferenze su candidati a loro vicini in cambio di future utilità; conseguire per e per altri vantaggi ingiusti". Ad entrambi vengono contestate le aggravanti "di essere l'associazione armata" e "che le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, il profitto dei delitto". L'essere i capi della locale di Genova per Gangemi e Belcastro costituisce un'aggravante.