M’aMa Calabria: webinar Ponte Ponente per la formazione delle famiglie affidatarie
"Ponte Ponente Ponte Pì" è il percorso formativo per l'affido e la pronta accoglienza per i piccolissimi da 0 a 3 anni, promosso dall’Associazione Nazionale M’aMa dalla parte dei bambini, che è stato presentato, nel corso del webinar organizzato nei giorni scorsi da M'aMa Calabria, destinato ad assistenti sociali, educatori, psicologi e operatori impegnati in servizi che si occupano di minori e famiglie, avvocati, studenti.
L’evento ha riscosso grande partecipazione ed adesione da parte dei numerosi iscritti che hanno ascoltato come "promuovere la cultura dell'accoglienza attraverso la formazione della genitorialità adottiva e affidataria collaborando con i servizi sociali territoriali e i tribunali per i minorenni" ha spiegato Rossana Villari, referente regionale dell'associazione M'Ama. Il progetto "Ponte Ponente Ponte Pì", ha sottolineato Marco Dato, referente regionale Calabria M'Ama "ha lo scopo di costruire una rete professionale volta a creare una valida alternativa alla istituzionalizzazione dei piccolissimi".
All'incontro ha partecipato l'assessore alla Famiglia e Politiche Sociali della Regione Calabria, Gianluca Gallo, che ha chiarito come "gli affidi abbiano bisogno di grande competenza, professionalità e sensibilità e debbano essere affrontati in maniera diversa rispetto a come è stato fatto fino ad ora".
Investire nell'infanzia, dunque, significa investire nel futuro ed un "ruolo fondamentale nei processi di affido – secondo Danilo Ferrara, presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Calabria – lo giocano le associazioni che per questo vanno sostenute".
L'iniziativa ricorda ciò che è previsto dalla legge e che stabilisce proprio che i piccolissimi non dovrebbero essere affidati alle strutture, ma "intraprendere – ha ricordato Davide Ceron, presidente dell'Associazione Nazionale Educatori – un percorso di vita naturale ed essere affidati alle famiglie che ne assicurino uno sviluppo armonioso, che vada a contrastare gli effetti portati da una fragilità del sistema dell'ambiente di cui facevano parte prima".
Una buona esperienza di affido rappresenta, dunque, secondo gli esperti, un'occasione di crescita per tutti gli attori coinvolti perché genera sentimenti positivi e gratificanti.
Di "grande sensibilità che serve per portare avanti questo tipo di affido" ha parlato Giuliana Barberi presidente del Cpo e del Coa di Reggio Calabria, che ha continuato dicendo: "Ritengo che le famiglie affidatarie siano la più alta espressione di quella che è la partecipazione solidale, attiva e aperta di una società ed i suoi cittadini ed il ruolo della giustizia, dei magistrati e degli avvocati è fondamentale".
Quello che conta è il lavoro di rete che può dar vita ad un ponte per crescere, realizzato attraverso i grandi gesti di amore dei genitori affidatari, tra i quali enorme rilievo ha la figura di accudimento di cui ha discusso Teresa Politanò, neuropsichiatra infantile, tra i relatori dell’evento, che ha rimarcato, affrontando la teoria dell'attaccamento e la relazione che cura, come il "caregiver sia in grado di instaurare una relazione di fiducia con il bambino nei primi anni di vita".
L’ affido familiare e la figura dell’Assistente Sociale sono stati al centro dell'intervento di Denise Scerbo, assistente sociale del Comune di Crotone, che ha spiegato quanto "il territorio calabrese sia molto difficile e la presenza di un elenco di famiglie affidatarie pronte e formate sia molto importante". Il ruolo del servizio sociale, quindi, è quello di collante tra le parti in base alle tipologie di affido cercando di creare il progetto educativo migliore per il minore.
Un progetto che, per le assistenti sociali del Comune di Gioia Tauro, Matilde Pipino e Emanuela Pataffio è "in grado di realizzare un percorso virtuoso e preferenziale per i piccolissimi con una famiglia affidataria che li accoglierà per 6-12 mesi. Un brevissimo tempo in cui si viene investiti di un ruolo genitoriale". Durante questo percorso il tempo dovrà essere utilizzato per individuare una alternativa stabile per il minore che va dal rientro nella famiglia di origine, all'individuazione di una famiglia adottiva.
Un tempo in cui la famiglia accoglie e lascia andare in nel giro di pochi mesi. "Una sfida evolutiva tipiche del ciclo di vita di qualunque famiglia – ha chiarito Teresa Monteleone psicologa e psicoterapeuta - anche non affidataria e che destabilizza l'equilibrio". Il compito di caregiver è un compito molto arduo ed affronta molte sfide soprattutto nel caso della famiglia ponte.
Sulla scorta di due casi reali il Giudice Onorario del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro, Marzia Colace, raccontando le difficoltà che ogni giorno affronta l'Autorità giudiziaria nel trovare famiglie che accolgano minori con bisogni speciali fin dalla loro nascita, ha lanciato una proposta: "Se le relazioni definiscono tutti i bambini, perché non pensare a famiglie ponte che frequentino le terapie intensive neonatali per affiancare infermieri ed educatrici nel nobile compito della canguro terapia, così preventiva per qualsiasi disagio fisico e psichico in casi di neonati pretermine?"
Bambini rari che fanno parte della coscienza collettiva e che spesso difficilmente si decide di affidarli a single o omosessuali, ma "M'Ama" è, così l'ha definita la sua vicepresidente e counselor Karin Falconi, "una associazione di nicchia perché promuoviamo la tutela dei diritti di minori con bisogni speciali e lo facciamo attraverso il sostegno della loro accoglienza da parte di omosessuali e single opportunamente formati, perché l'affido di pronta accoglienza richiede una maggiore formazione che la coppia o il single faranno, rispetto a qualunque altra tipologia di affido, per prestare questo servizio alla comunità. 'M'Ama' ha risorse formate in tutta Italia che non vengono utilizzate perché non si crede che possano ricoprire il ruolo di caregiver o genitore normativo o accudente".
A moderare il webinar di presentazione del corso, l'avvocato Lucio Dattola del foro di Reggio Calabria che ha ribadito di "credere molto in questo progetto e che bisogna partire dalla formazione dei professionisti per garantire una buona formazione alle future famiglie ponte (famiglie di pronta accoglienza)".
A concludere l'incontro, la presidente dell'associazione Emilia Russo, che ha sottolineato come "tutti i referenti dell'associazione sono famiglie accoglienti, quindi quello di cui parliamo, e cioè accogliere uno o più minori nel proprio nucleo famigliare, è fattibile. Io sono una famiglia ponte e vi assicuro che accogliere un bambino con bisogni speciali e poi lasciarla andare ad un'altra mamma e un altro papà si può fare".
A settembre inizierà il corso di formazione con la durata di cinque mesi, l'auspicio dell'associazione "M'Ama" è quello di poter formare una rete di professionisti che collaborino tra loro nell'interesse del minore.