Incertezze sul futuro della Rsa di Chiaravalle: lavoratori in protesta all’Asp
Sono una cinquantina i lavoratori della Residenza Protetta “La Ginestra” di Chiaravalle che oggi protestano sotto l’Asp di Catanzaro per richiedere l’apertura della struttura.
Al fianco dei lavoratori c’è l’Usb, che denuncia in una nota: “A Catanzaro si continua a combattere contro i danni commissariali di questa ASP, a due anni oramai dalla chiusura e varie sentenze tutte a favore, collaudi effettuati, la RSA di Chiaravalle non vede la luce dell’apertura. Un precipizio per i 50 dipendenti che – precisa il sindacato - ormai si è trasformato in sabbie mobili, dove ogni giorno vengono inghiottiti senza speranza, cosi pure per gli anziani delle pre-Serre che devono trovare allocazione in posti remoti e lontano dai famigliari per godersi la vecchiaia, in strutture adeguate".
La Residenza Protetta “La Ginestra” è una struttura con elevato livello di integrazione socio-sanitaria, destinata ad accogliere permanentemente, anziani non autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste stabilizzate non curabili a domicilio e che non necessitano di prestazioni sanitarie complesse. fornisce servizi specifici finalizzati al mantenimento e al miglioramento dello stato di salute e del benessere dell’ospite.
“Aggredita la pandemia tutto peggio di prima”, afferma l’Usb, che aggiunge: “più o meno un anno fa nel paese tutti scoprivano le residenze sanitarie assistenziali per anziani cronici in occasione del loro abbandono in preda al Covid, l’attenzione era molto alta sui nostri anziani fragili vittime silenziose della pandemia, innescando proposte di rinnovamento per ricucire lo strappo sociale e placare i sensi di colpa. Poi l’esistenza e la non esistenza della pandemia hanno ripreso a correre e l’inserimento prioritario nella campagna vaccinale deve aver dato l’impressione che tutto quello che poteva rientrare, fosse rientrato. Invece no!”
“L’ASP di Catanzaro – prosegue nel comunica l’Unione Uindacale di Base- ha decretato la morte di alcune RSA per anziani senza ancora oggi sapere i motivi, stesso atteggiamento di superficialità prima dei commissari ora dei facenti funzioni, lettere e PEC buttate nel trita carte senza riscontro. In tutta Italia è stato condiviso l’importanza delle RSA “il valore di non interrompere” nuovamente la possibilità di un rapporto tra gli ospiti delle strutture e i loro “contatti fondamentali, che in questa fase dell’esistenza rappresentano un punto di riferimento essenziale”, per i residenti delle pre-Serre questo “contatto” è impossibile per decisioni di chi amministra la sanità locale. Tutto uno scarica barile insito alla cultura meridionale nel assumersi delle responsabilità che in questo caso vede protagonisti regioni, governo e capi dipartimento, con la palla che è rimasta tutta nelle mani dei direttori sanitari in questo caso ff, che non se la sentono di sostenere il carico delle proprie scelte e prediligono sopportare quello di NON scegliere mai! Fatto sta che, la circolare ministeriale di novembre che invitava le case che ospitano anziani cronici non autosufficienti a non far morire di solitudine i sopravvissuti al Covid, favorendone l’incontro con i parenti, gli assistenti spirituali, i volontari, gli animatori e gli assistenti sociali, è rimasta pressoché inascoltata. Nella nostra provincia tutto è caduto nell’indifferenza generale, - chiosa la nota - nemmeno la campagna vaccinale, che nel caso delle RSA è praticamente andata in porto, non ha cambiato le prospettive. Per i nostri anziani delle pre-Serre si prospettano viaggi –se cosi possiamo dire – della speranza in altri luoghi lontani, cui sarà difficile che parenti ed amici gli possano essere vicini”.
L’Usb, che dalle ore 10 sta presidiando l’Asp con i lavoratori, attende di “conoscere che fine faranno gli anziani ed i 50 lavoratori” e annuncia “dopodiché decideremo come determinarci!”