Revoca assegno invalidità, Anmic: “A Lavoro per disinnescare provvedimento”

Calabria Attualità

Esprime preoccupazione l’Anmic calabrese sulla revoca dell’assegno di invalidità civile parziale per chi lavora. L’Inps, aderendo a una linea interpretativa di qualche isolata sentenza della Cassazione e risalente al 2008, ha ritenuto di escludere dal beneficio dell’assegno mensile gli invalidi civili parziali (74%-99%) che svolgono attività lavorativa precaria o parziale ma comunque produttiva di reddito, anche se il reddito è inferiore a quello che è previsto (euro 4.931,29 l’anno) per ottenere l'assegno di invalidità.

L’associazione si è già attivata per “tentare di disinnescare questa problematica, incontrando nei giorni scorsi il Ministro alla disabilità al fine di sensibilizzare su questa delicata questione non tralasciando la richiesta al Governo e al Parlamento sull’approvazione di una norma interpretativa che ponga fine a questa ingiustizia”. I vertici auspicano che “il dialogo e il confronto possano portare a soluzioni condivise e indirizzate a tutelare le parti più deboli di questa vicenda: gli invalidi civili”.

Non condividiamo - scrivono i vertici Anmic calabresi - la scelta perché preclude al disabile che svolge una piccola attività lavorativa percependo un reddito irrisorio, la possibilità di percepire una prestazione economica istituita proprio per sostenere la persona disabile che è in cerca di un lavoro stabile e sufficientemente remunerativo. Parliamo in realtà di un piccolo sostegno di 287 euro al mese. La decisione creerà peraltro disparità di trattamento”.

“La persona disabile che ha un reddito a esempio proveniente dalla locazione di un appartamento, e che non supera la soglia reddituale prevista come requisito per aver diritto all’assegno di invalidità, avrà diritto a ottenerlo. Mentre chi ha un reddito da lavoro, seppur irrisorio e che non supera la soglia reddituale, non ne avrà diritto. Questa decisione avrà inoltre conseguenze negative sulle possibilità dei giovani disabili di intraprendere un percorso di inclusione sociale grazie a brevi occasioni di lavoro. In pratica, a migliaia di giovani disabili verrà impedito di svolgere minimi lavoretti, anche se precari e poco pagati, che preludono magari ad un’occupazione stabile e compiutamente remunerata che consentirebbe loro di rinunciare all'assegno di invalidità e di avviare una reale integrazione”.