Reggio. Donata alla Pinacoteca civica l’opera di D’Ambrosi

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Si intitola “Gioco di forme” ed è l’opera del maestro Ugo D’Ambrosi che, ad un anno dalla sua scomparsa, la famiglia del maestro ha voluto donare a Reggio Calabria. Il quadro, realizzato nel 2019 seguendo un tecnica mista, farà parte della collezione della Pinacoteca civica ed è stato presentato, nel corso di una breve cerimonia, dall’assessora alla Cultura, Irene Calabrò, alla presenza di Roberta Filardi, docente di storia dell’arte del Liceo artistico “Preti-Frangipane”, di Antonella Aricò, responsabile didattica e beni culturali dell’Associazione Culturale “Meissa”, della vedova D’Ambrosi, Tina Parisi, di familiari, conoscenti ed amici dell’illustre professore del Liceo artistico e dell’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria.

“E’ un onore per l’amministrazione comunale – ha detto l’assessora Calabrò – poter celebrare non solo la persona, ma soprattutto l’arte e le opere di Ugo D’Ambrosi. Il dono che la famiglia dell’artista ha fatto alla città è un segno tangibile di sensibilità che rispecchia la volontà espressa dal maestro di vedere esposto un suo quadro all’interno della Pinacoteca civica. Allo stesso tempo – ha aggiunto - è una manifestazione di responsabilità, da parte nostra, di prendere in consegna le opere e la vita di chi ha vissuto e si è formato a Reggio Calabria per consegnare, alle generazioni future, un simbolo di quella che è stata l’arte di Ugo D’Ambrosi”.

Il ricordo dell’artista è racchiuso nella testimonianza della moglie, Tina Parisi, che cinquant’anni è stata al suo fianco: “Ugo diceva sempre di voler far parte della collezione ospitata fra le mura della Pinacoteca che, presto, diventerà un museo civico. Oggi, quel sogno, si è realizzato. Nella sua vita, infatti, ha vissuto più a Reggio che nella sua terra natìa e, per questo motivo, si sentiva reggino a tutti gli effetti. Nella nostra città – ha affermato - ha portato una ventata di novità per quanto riguarda l’arte contemporanea e, in particolar modo, per quella astratta. Ha sempre fatto ricerca e ha continuamente inseguito nuove idee. Si prodigava per far conoscere ai suoi alunni ogni movimento che avveniva in Europa o in America e, quando lo vedevo lavorare, restavo costantemente meravigliata dalla sua sicurezza, dal suo modo di usare i colori e dalle sue idee che prendevano forma sulla tela. L’arte figurativa, per lui, era come un ritorno alla sua terra, soprattutto l’arte pompeiana che sentiva molto. E’ stato uomo molto riservato e dedito all’arte che è stata, nel verso della parola, la sua vita”.