Libia, anche calabresi al corteo contro guerra a Napoli
Sono partiti in cinquecento, sono arrivati in duemila alla base Nato di Bagnoli (Napoli) per dire no alla "guerra imperialista in Libia". Ci sono tante associazioni, molti comitati e collettivi studenteschi provenienti da diverse regioni italiane e riuniti nell'assemblea napoletana contro la guerra. Per tutta la durata del corteo e' forte il ricordo di Vittorio Arrigoni, il volontario italiano rapito ed ucciso in Palestina. Il viso e il nome del cooperante di origini lombarde campeggia su molti striscioni, sulle maglie dei manifestanti e perfino su un passeggino. Quando uno degli speakers cita il suo nome parte un lungo applauiso. Una ragazza palestinese, nata a Nazareth e trasferitasi a Napoli sei anni fa, dedica a Vittorio una poesia in lingua palestinese. "Bacio la terra sotto i vostri piedi - recita un verso - e vi dedico la mia vita". Il corteo e' diviso in due tronconi da una enorme bandiera palestinese e per le strade si incollano al muro manifesti a lutto con il nome di Arrigoni. Uno striscione, in testa al corteo, chiarisce il senso della manifestazione: "ne' con Gheddafi, ne' con la guerra, ma con ogni popolo sfruttato". Tanti i gruppi di studenti, le associazioni e le famiglie arrivate da Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Emilia Romagna e Toscana. Una decina di lavoratrici di Palermo sono scese in piazza per dire no ad una guerra che, "nel segno di una finta umanita', sta causando la morte di migliaia di civili". Gli studenti di tutta Italia ripropongono la loro antica battaglia: "niente spese militari e piu' soldi alla cultura".
I Cobas campani aderisocno al corteo per esprimere il proprio dissenso nei confrinti del "Governo delle guerre, della repressione e della disoccupazione". Forte la solidarieta', espressa dai manifestanti ai profughi nordafricani sbarcati in Italia e "rinchiusi nei centri di accoglienza come se fossero lager". Mentre a Bologna sta per per partire un altro corteo per la pace nel mondo, i manifestanti raggiungono la base Nato. Sventolano le bandiere della pace e gridano piu' forte gli slogan contro "la politica, di destra e di sinistra, che, in egual maniera, ha sostenuto questa guerra e ha appoggiato le basi".
"Siamo stanchi - dice una studentessa dell'Universita' Orientale - di questi interventi militari che scattano solo nei Paesi ricchi di materie prime. Siamo stanchi anche della repressione nei confronti dei profughi. Prima bastavano Gheddafi e Ben Ali' per fermarli, ora serve la repressione degli eserciti europei".