Sinopoli, la denuncia dell’Nsc: “Da 10 anni senza caserma, serve presidio”
La Segreteria Regionale Calabria del Nuovo Sindacato Carabinieri è impegnata a censire le più gravi criticità logistiche che interessano i presidi dell’Arma calabresi, luoghi di lavoro dove i carabinieri prestano il loro servizio troppo spesso in una cornice di sicurezza non adeguata, in contrasto con le vigenti normative in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Dall’attività di monitoraggio questa NSC Calabria è venuta a conoscenza delle precarie condizioni strutturali e alloggiative del plesso che ospita gli uffici del Comando Stazione Carabinieri di Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) e quelli del Comando Arma di Sinopoli (RC), ripiegato in quella struttura da oltre dieci anni senza soluzione di continuità.
Sebbene dovesse rappresentare una collocazione temporanea, in attesa del completamento dei lavori di ristrutturazione della caserma di Sinopoli, l’amministrazione dell’Arma in dieci anni non è riuscita a sanare la grave carenza logistica.
Oggi i militari di entrambi i Comandi dell’Arma condividono quotidianamente tutti i disagi alloggiativi connessi alla precarietà di tale sistemazione, come l’assenza di alloggi di servizio per i rispettivi Comandanti. Negli ultimi mesi si sono aggiunti dei gravi problemi strutturali dell’edificio, a seguito dei quali il personale è chiamato ad operare in una cornice di sicurezza non adeguata, in evidente contrasto con le vigenti normative in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Nonostante l’evidente disagio, i militari dei Comandi Arma coinvolti svolgono i loro compiti in quel territorio ad alto indice di criminalità con grande spirito di sacrificio e senso del dovere, come ampiamente riconosciuto negli anni dai comandi superiori, pertanto la Segreteria Regionale Calabria di NSC, considerando il contesto socio-ambientale in cui operano e le gravi carenze logistiche che minano quotidianamente la serenità e il benessere dei carabinieri che operano in quei Comandi, ha chiesto al Comando Generale il riconoscimento formale dei sacrifici compiuti dai colleghi che in questi anni hanno prestato il loro servizio in quei territori, attribuendo lo status di "Stazioni disagiate emergenziali". Sarebbe il miglior modo per ripagare dei sacrifici fatti dai carabinieri che oltre ad operare in un territorio difficile, sono gravati da anni dal gravame di alloggiare in strutture al limite della vivibilità che tuttavia non devono e non possono essere soppresse per rispettare la vocazione e l’impegno dell''Arma nel presidiare tutti i territori per garantire la tutela dei cittadini.