Prodotti calabresi, Olivo: “Assenza dai supermercati è paradosso”

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"Da 30 anni, in maniera ciclica, si sente parlare di crisi dell’agricoltura e, in particolare per la Sibaritide, di crisi dell’agrumicoltura. Messa da parte la stagione d’oro delle clementine, che ha visto la destinazione di questo agrume della maggior parte delle nostre terre, facendola diventare, con tutti i rischi connessi quasi una monocultura, non è mai seguita da parte delle istituzioni e anche, purtroppo, del settore privato, un’attenzione strategica alla costruzione e, quindi, al rafforzamento, di una filiera produttiva completa. La chiave di svolta doveva essere e rimane una soltanto: trasformare". È quanto dichiara in un comunicato stampa la consigliera provinciale Adele Olivo, che sottolinea come "senza la trasformazione, che resta l’anello debolissimo di tutto il comparto agricolo calabrese e del territorio, non potrà esserci nessuno sviluppo duraturo e nessun posizionamento competitivo di tutte le nostre produzioni della nostra terra".

"Pensando alla sibaritide, ma il problema descritto riguarda tutto il paniere produttivo calabrese, il termometro di questo gap è sicuramente dato dalla difficoltà di trovare, da parte del consumatore finale, nella piccola, media e grande distribuzione finale, trasformati da prodotti calabresi con etichetta calabrese" afferma ancora la consigliere al margine dell'evento Agenda Agricola. "Negli scaffali è difficilissimo trovare succhi di frutta calabresi ma, ancora più paradossale, è difficilissimo trovare extravergine con etichette calabresi. Un paradosso, soprattutto se si tratta di evo, se si considera che la Calabria, è di poco la seconda regione di Italia per produzione olivicola".

"Questa fotografia, che non è rintracciabile in altre regioni italiane, ma che rappresenta un fenomeno negativo tutto calabrese, è la vera palla al piede dell’economia agricola regionale" afferma la consigliera. "Non è soltanto una questione di consumo interno dei propri trasformati, che avrebbe comunque già un forte impatto culturale ed anche economico in termini di consapevolezza della qualità delle proprie produzioni e di economia circolare, ma è anche il limite più forte al potere contrattuale dell’intero comparto calabrese su scale nazionale ed internazionale".

"Senza trasformazione la nostra filiera, di fatto, non esiste ed ogni altro investimento è destinato, così come accaduto negli ultimi decenni, a non produrre effetti duraturi" conclude. "Ritenendo che sia questa la vera sfida sulla quale istituzioni, associazioni di categoria e reti di impresa, debbano concentrarsi per far sì che l’agricoltura di una terra tra le più bio-diverse d’Europa possa diventare definitivamente lo strumento di crescita e sviluppo autonomo ed eco-sostenibile dei prossimi anni, sono convinta che l’impegno e l’abnegazione dell’assessore Gianluca Gallo continueranno ad essere preziosi per il raggiungimento di questo traguardo".