Il dossier Radici/Rosarno sull’immigrazione presentato da Reteradici
La presentazione a Reggio Calabria del Dossier “Radici/Rosarno” da parte dell’associazione ReteRadici che affronta il tema dell’immigrazione e della loro condizione di vita nella Piana di Gioia Tauro rappresenta sicuramente un contributo a capire meglio il fenomeno ed a rivendicare il diritto di cittadinanza. La mobilitazione della Coldiretti Calabria – commenta Pietro Molinaro Presidente regionale - “Non lasciamo sola Rosarno….coltiviamo gli stessi interessi” in atto dal 29 dicembre 2010 e che ha visto un crescendo di condivisione da parte di Istituzioni locali e cittadini, ha scoperchiato una situazione insostenibile per i produttori agricoli, per le industrie di prima trasformazione e per le condizioni di lavoro degli immigrati fatte di precarietà. E’ solo di 3 centesimi di €uro il valore del succo di agrumi contenuto nelle aranciate e questo determina una forma di neo-schiavitù da parte delle “multinazionali dell’aranciata”. Occorre rimuovere queste condizioni e la battaglia deve essere senza tregua –rilancia Molinaro - facendosi anche forti di questi dossier che racconta situazioni di precarietà, di disagi e disaffezione civica. Tutti dobbiamo ambire, come è stato rilevato dagli estensori del Dossier e che coldiretti condivide, ad una Piana di Gioia Tauro diversa perché questa è la condizione indispensabile per salvaguardare le attività degli operatori agricoli ed il rilancio dell’intera filiera agrumicola. Il ripetersi dell’emergenza Rosarno non giova a nessuno, però drammaticamente –aggiunge Molinaro- le arance continuano a rimanere sugli alberi perché il prezzo pagato non è remunerativo. Agli amici di ReteRadici, che si sono cimentati nel lavoro –prosegue il presidente di Coldiretti Calabria – diciamo che i problemi ci sono e vanno risolti affrontando “di petto” come stiamo facendo, gli ostacoli di ordine economico, perché non ci potrà essere una Piana di Gioia Tauro diversa se non ci sono imprese che nella legalità fanno reddito, investono e danno lavoro. Alla coldiretti non è mai piaciuto stare in panchina ed è per questo che continuerà sino allo spasimo la battaglia per coniugare giustizia economica e giustizia sociale. La Petizione popolare lanciata un mese fa dalla coldiretti e che ha abbondantemente ad oggi superato le 11mila firme è la prova provata che che vi è una grande voglia di solidarietà e di riscatto.