Crotone. Scoperti a Capo Colonna esemplari di rare specie di Orchidee spontanee
Il Circolo per l’ambiente Ibis ha scoperto a Crotone, sul promontorio di Capo Colonna, alcuni esemplari di due rare specie di Orchidee spontanee: le “Ophrys sphegodes atrata” e “Himantoglossum robertianum”.
Molti ambienti di Capo Colonna, spesso solo sfiorati da camminatori, ciclisti e distratti fruitori della natura, custodiscono infatti una ricca biodiversità che non è quella dei numeri ma della qualità: specie rare, autoctone, peculiari dei territori, specie da proteggere e possibilmente far espandere, tutelandone gli habitat spesso fragili.
Ma soprattutto specie da conoscere, perché rischiamo di perderle senza aver saputo della loro esistenza ad un passo da noi. Tra queste le orchidee spontanee sono fra le più preziose e importanti.
Per la loro rarità e la complessità dei meccanismi di riproduzione e crescita sono considerate ottimi bio indicatori della qualità del suolo e dell’ambiente in cui si trovano.
Sul nostro pianeta le specie di orchidee fino ad oggi scoperte sono più di 25.000. La famiglia botanica delle Orchidaceae è dunque una delle più numerose al mondo.
Si tratta di organismi vegetali estremamente affascinanti che nel corso dell'evoluzione sono riusciti a colonizzare l'intero pianeta ad eccezione dei deserti e delle zone circumpolari.
La maggior parte delle orchidee cresce in paesi esotici a climi tropicali, ma una parte minoritaria di esse (circa il 15%) si trova spontaneamente anche nelle zone temperate e fredde.
In Italia crescono circa 240 specie di orchidee selvatiche in Calabria vivono una settantina di specie con circa venti generi diversi. Per germinare i semi dell’orchidea, piccolissimi e privi di sostanze nutritive che ne sostengano lo sviluppo, necessitano che nel terreno sia presente un fungo con il quale formano una simbiosi che in molti casi durerà per tutta la vita della pianta (micorriza).
Molte di queste specie sono però fortemente a rischio, come spiega il presidente del Circolo Ibis Girolamo Parretta, che evidenzia tra le cause il degrado dei suoli, la scomparsa degli insetti impollinatori, la perdita degli habitat , “ma a queste – dice - si aggiungono la raccolta e il danneggiamento da parte dell’uomo. Per questi motivi sono specie protette la cui raccolta è vietata così come è vietata ogni forma di danneggiamento della pianta (raccolta dei semi, asportazione, raccolta dei fiori)”.
La ricerca dei soci del Circolo Ibis continua, ed è un viaggio nella bellezza “che ci permette di scoprire sempre di più l’importanza del nostro territorio, così ricco di biodiversità, di storia e di suggestioni, così pieno di vita nascosta da conoscere e proteggere”, conclude Parretta.