Auto rubate o sottratte ai leasing “clonate” e rivendute: nove indagati

Crotone Cronaca

Ben 54 veicoli individuati durante le indagini e tutti in circolazione in diverse regioni del Paese. Vetture per un valore complessivo che supera il milione di euro e che sono state rintracciate e sequestrate stamani a San Cataldo, Catania e Agrigento, in Sicilia; ad Avellino, in Campania; ma anche a Reggio Calabria.

I mezzi - secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile e dalla Polizia Stradale - farebbero parte di un giro d’auto rubate o comunque acquisite illecitamente attraverso truffe ai danni di società finanziarie. Veicoli “spariti” tra la Campania e la Sicilia che venivano poi utilizzati grazie a documenti falsi.

Un “sistema” smascherato dagli agenti che oggi, nell’ambito dell’operazione chiamata “Fake Cars”, hanno anche eseguito nove misure cautelari emesse dal Gip di Caltanissetta, su richiesta della Procura Distrettuale locale.

Cinque degli indagati sono ritenuti a vario titolo colo che hanno “promosso, costituito e partecipato” ad una associazione a delinquere che avrebbe avuto lo scopo di reperire gli autoveicoli da rivendere a terzi, che sarebbero stati però all’oscuro del presunto meccanismo truffaldino.

Le ipotesi di reato sono dunque di falsità materiale commessa dal privato in atti pubblici, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, truffa, ricettazione e riciclaggio. Gli altri quattro coinvolti dovranno invece rispondere di alcuni dei reati scopo dell’associazione.

Le indagini sono partite dopo alcuni controlli della polizia Stradale di Caltanissetta, eseguiti tre anni fa, nel 2020: gli agenti sospettarono infatti che sul territorio del Nisseno operasse un gruppo che acquistava veicoli di origine illecita.

Fondamentale è stata poi la segnalazione arrivati da parte di alcune vittime delle presunte truffe. Da qui le investigazioni della Squadra Mobile e della Stradale sono arrivate a far ritenere di aver ricostruito il modo d’agire contestato agli indagati.

L’ipotesi è quindi che abbiano rivenduto le automobili trafugate o di cui si sarebbero appropriati indebitamente ai danni di società di leasing e i cui segni di riconoscimento, in alcuni casi, sono risultati manomessi, così da poterne nascondere la provenienza.

GLI IGNARI ACQUIRENTI

Un’attività, questa, che ha creato particolare preoccupazione a causa dell’elevato numero delle vittime, ovvero sia coloro che si sono visti rubare la propria vettura, quanto anche gli ignari acquirenti che hanno subito ovviamente il sequestro delle vetture acquistate: oltre al danno, dunque, anche la beffa di aver perso il denaro pagato.

Secondo gli investigatori gli indagati avrebbero agito secondo schemi più o meno complessi escogitati per dissimulare l’origine illecita degli autoveicoli venduti.

Schemi che avrebbero previsto ad esempio la sostituzione delle targhe a seguito della presentazione di false denunce di smarrimento; la formazione di atti notarili falsi o, ancora, l’utilizzo di autoveicoli con la numerazione del telaio ribattuta simulandone la provenienza estera.

Per quest'ultimo caso sarebbe stata prodotta della documentazione falsa attestante la titolarità del veicolo, così da consentirne la circolazione nel mercato lecito.

I nuovi dati identificativi inseriti erano quelli di autovetture effettivamente esistenti e circolanti in uno Stato estero, che, in questo modo, venivano “clonate.

Successivamente, le auto sarebbero state “ri-nazionalizzate”, così simulandone documentalmente la loro importazione dall’estero, dove in realtà continuava a circolare il veicolo originale, cioè quello clonato in Italia utilizzando mezzi oggetto di sottrazione illecita.

Gli indagati sarebbero entrati in gioco proprio in questa seconda fase occupandosi, dopo aver ricevuto le autovetture importate falsamente dall’estero, di trasferirle rapidamente a ignari acquirenti a un prezzo lievemente inferiore a quello di mercato.

Sussistendo un fondato motivo di ritenere che quest’ultimi fossero ancora in piena operatività, i Pm titolari delle indagini, oltre a richiedere l’applicazione delle misure cautelari, hanno richiesto al Gip il sequestro preventivo delle autovetture.