“Basta morti in mare”: il grido della città ad un mese dalla strage di migranti (e di bambini)
Ad un mese esatto dalla strage di Cutro (QUI) stamattina a Crotone, sul lungomare, si è svolta una mobilitazione dal titolo decisamente emblematico, #bastamortiinmare, e promossa dalla Rete 26 febbraio che mette insieme diverse associazioni e movimenti.
Per terra sono state distese 35 scarpe di bambini e bambine, che è il numero delle vittime minorenni del tragico sbarco dell’alba di quella tragica domenica di febbraio, insieme a peluche adagiati accanto.
In prossimità di ciascun paio di scarpe una sigla, quella assegnata loro dalla polizia scientifica come primo riconoscimento, e che tale è rimasta ancora per quei bimbi, purtroppo, finora non identificati.
La Rete 26 febbraio ha promosso per oggi, nei luoghi simbolo di tutte le città italiane, questa mobilitazione generale per ricordare la strage di Cutro e denunciare la continua disumanizzazione dei migranti e la criminalizzazione del soccorso.
Così come sottolineato dai vari interventi che si sono susseguiti nel corso della mattinata, a partire dalla portavoce della Rete 26 febbraio, Manuelita Scigliano, che non ha risparmiato critiche all’azione del Governo sul fronte immigrazione.
Tra gli interventi anche quello di Orlando Amodeo, che per anni ha lavorato nell’ambito dei soccorsi ai migranti, quello del pescatore di Cutro Luciano, ancora impegnato nella ricerca dei corpi, ed di altri operatori del Terzo settore.
All’iniziativa sul lungomare crotonese anche cittadini e famiglie attenti nell’ascoltare le testimonianze, come quella di un migrante che ha chiesto che ciò che è avvenuto un mese fa non sia dimenticato: affinché non si possa ripetere.