Minoranze linguistiche. L’arbëresh torna nella scuole primarie del crotonese
Nei plessi scolastici di Carfizzi, Pallagorio e San Nicola dell’Alto, nel crotonese, torna l’insegnamento della lingua e della cultura arbëreshe che è stata inserita tra le materie scolastiche curriculari, dopo anni di assenza.
Un risultato importante quello raggiunto in quest’anno scolastico 2022/2023, grazie alla volontà di Raffaele Marsico, Dirigente Scolastico dell’IC Verzino, che ha raccolto l’attività che, da diverso tempo, alcuni dei plessi dello stesso Istituto portano avanti nonostante tutto.
Il nonostante tutto si riferisce naturalmente alle difficoltà di applicazione della legge 482/1999 e della legge regionale 15/2003, nell’ottica dello status giuridico delle minoranze linguistiche albanesi.
Prima della legge sulle minoranze, un certo lavoro linguistico veniva infatti intrapreso già a metà degli anni Ottanta. Sono gli anni in cui arrivano insegnanti di origine arbëreshe che, con l’aiuto di cultori della lingua parlata e della musica, iniziano una rivoluzione: si insegna a leggere e scrivere in albanese.
L’impegno ostinato dei docenti porta al risultato di far entrare di diritto la lingua albanese nel curriculo dell’alunno, con l’insegnamento di due ore settimanali.
Questo, purtroppo solo nel 2005, ma dopo un paio di anni, per ragioni incomprensibili, non viene più inserita la lingua albanese e il suo insegnamento continua solo grazie a una serie di progetti, ricerche sulla nostra storia, lavori teatrali, poesie, ecc.
Un lavoro eccezionale, intrapreso allora, continuato negli anni e oggi diventato la base di questo nuovo progetto che riparte con le maestre Mariannina Leonetti e Rosina Panzarella, entrambe impegnate attivamente per la salvaguardia della lingua, della cultura e dell’identità arbëreshe.
LA SCUOLA COME PRESIDIO DI COMUNITÀ
La scuola, specialmente nelle aree interne e specialmente nelle comunità di minoranza linguistica, è presidio di comunità e luogo di socializzazione, legata al territorio e ai suoi valori e anche per questo motivo va tutelata e ripensata come istituzione essenziale per la rinascita dei paesi, come vero e proprio laboratorio culturale di comunità.
Il Dirigente Raffaele Marsico, partendo dal comprensorio che lui stesso dirige, dove ricadono i comuni ad alto rischio spopolamento (Carfizzi, San Nicola dell’Alto, Pallagorio, Umbriatico e Savelli), illustra le prospettive per la crescita e lo sviluppo delle istituzioni scolastiche nelle aree interne:
“Noi stiamo lavorando per rendere queste scuole di paese, vere e proprie scuole di comunità. - ha dichiarato il Dirigente –Scuole aperte all’incontro e agli stimoli che giungono anche da enti e associazione territoriali. Abbiamo creato situazioni di nuova socializzazione tra i ragazzi dei vari paesi organizzando attività condivise e proponiamo stimoli nuovi costantemente (uscite didattiche sul territorio, corsi, sport, incontri e approfondimenti su temi extrascolastici ecc ecc)”.
“L’obiettivo – ha proseguito - è anche quello di rendere sempre più forte il legame con il territorio. Una nuova opportunità ci giunge ora dal PNRR: stiamo mettendo mano infatti a una serie di progetti per rendere la scuola ancora più inclusiva e moderna, sia con la fibra ultra veloce che con spazi più funzionali”.
“Mentre a livello istituzionale stiamo seguendo da vicino il tavolo sul dimensionamento scolastico, che rischia di tagliare fuori e smembrare le scuole dei paesi, con il rischio concreto di chiusure, causando un danno irreparabile alle comunità con tutti gli effetti negativi che a catena potrebbero crearsi”, conclude Marsico.
UN PROGETTO TERRITORIALE
Lontano da approcci assistenzialisti, che hanno visto una serie di progetti del PNRR finanziare progetti di riqualificazione urbana, di natura prettamente estetico/funzionale, questo progetto si allinea, al contrario, con una serie di azioni che portano cultura e consapevolezza nelle realtà locali, che rafforzano i presidi di specificità come veicoli di cultura e di educazione civica.
Questo accade inoltre in un momento in cui la lingua arbëreshe parlata va lentamente scomparendo, per via del fatto che nelle famiglie i genitori tendono a parlare ai figli esclusivamente in italiano. Grazie a quest’iniziativa invece i ragazzi a scuola imparano l’alfabeto e a cominciare a scrivere in arbëresh, riscoprendo un orgoglio che investe anche le famiglie.
Gli interventi strutturali, i tanti di cui i borghi che vanno spopolandosi hanno realmente bisogno, necessitano di essere inseriti in piani ben più complessi e strutturati, rispondendo a una visione che esprime realmente la volontà istituzionale di ripensare a rivitalizzare le aree interne, creare un equilibrio più equo e più sostenibile tra aree interne e coste/pianure, ma soprattutto tenere vivi i presidi culturali dei paesi.