Il segretario generale dello Spi Cgil in visita a Vibo
Che i pensionati calabresi siano diventati da tempo un ammortizzatore sociale, è risaputo. Spesso la loro pensione concorre a mantenere figli che hanno perso il lavoro o nipoti che non l’hanno mai avuto. Ma finora, dalle nostre parti, non s’era mai visto un pensionato frugare tra gli scarti del mercato ortofrutticolo, in cerca di qualcosa non del tutto andata a male e quindi commestibile. È successo in provincia di Cosenza e non è un bel segnale. Anche di questo si è parlato a Vibo nel corso dell’affollata assemblea regionale dei pensionati iscritti alla Cgil, alla quale ha partecipato il segretario generale della categoria, Carla Cantone. A introdurre i lavori è stato Franco Mungari, segretario dello Spi Calabria, che ha riproposto i temi della sanità e dei tagli al comparto, che “finora – ha detto – hanno solo imposto sacrifici alle fasce più deboli di popolazione senza dare in cambio servizi migliori. Così come non si vedono risposte sulla non autosufficienza. I 9 milioni di euro ottenuti dal Governo nazionale – ha detto Mungari – sono un segnale ma non risolvono il problema, perché continua a non esserci una legge, mancano un piano sociale regionale efficace e quelli di zona e gli enti locali sono di fatto tagliati fuori dalla programmazione”. Preceduta dagli interventi del segretario della Cgil, Sergio Genco e dei rappresentanti dei sette comprensori in cui è articolato lo Spi, Cantone è stata chiara nel sostenere che “se l’Italia non esce dalla crisi è perché dal ’94 la Destra persegue l’obiettivo di cambiare il modello Paese: far prevalere cioé i valori del mercato e della finanza contro i valori fondanti della Costituzione e dello Statuto del lavoratori. Chiamano politiche di sviluppo ciò che torna utile solo a una parte del territorio e alla Lega – ha detto il segretario generale dello Spi – ed è bene che lo sappiano anche quegli iscritti alla Cgil che al Nord votano per il partito di Bossi”. Da qui al federalismo il passo è breve. “Così com’è stato concepito – ha detto Carla Cantone – non va bene e non possiamo sostenerlo, perché è una riforma centralizzata che non dà affatto la necessaria autonomia a Regioni e Comuni. È una riforma monca, perché con il taglio delle risorse agli enti locali, questi ultimi dovranno o aumentare le tasse o diminuire i servizi, con tutte le conseguenze prevedibili soprattutto al Sud. È questo il federalismo sostenuto dalla Lega, non da noi”. Lo Spi conferma sostanzialmente le sue posizioni e attribuisce a Cisl e Uil un cambiamento di rotta. “Il sindacato si è diviso appena è cambiato il Governo – ha detto il segretario generale dei pensionati. Fino ad allora le proposte erano unitarie. Riforma fiscale, rivalutazione delle pensioni e riforma del welfare ma anche temi più generali come la formazione, le politiche industriali, il piano del lavoro per il Sud, erano oggetto di posizioni unitarie. Ed erano posizioni innovative, che tenevano conto della necessità di modernizzare il sistema Italia, renderlo più uguale e meno povero ma partendo da valori condivisi e conquiste acquisite con anni di lotta. Cisl e Uil, probabilmente, sono stati abbagliati dalle proposte di Tremonti; noi siamo rimasti fedeli e coerenti alle proposte unitarie. Qualcun’altro ha deciso di non sostenerle più”. Sullo sciopero generale, lo Spi si sente fortemente impegnato. “Siamo pensionati e non possiamo scioperare – ha detto Carla Cantone – ma stiamo lavorando perché l’iniziava raggiunga in pieno i suoi obiettivi. Le ragioni dello sciopero sono di tutti, ci appartengono così come ci appartengono le vertenze delle diverse categorie, dalla Fiom alla Filcams, perché in quanto pensionati siamo un sindacato generale. Andremo quindi avanti fino a quando questo Governo non cambierà la sua politica sociale e finanziaria oppure, oso dire e spero – ha aggiunto Cantone – fino a quando questo governo non se ne andrà a casa e ne arriverà uno con un po’ più di buon senso e rispetto verso le questioni del welfare, della sanità, dei giovani e dei lavoratori”. E a chi accusa lo Spi e la Cgil di “fare politica”, il segretario generale dello Spi non le manda certo a dire: “È un’accusa bellissima – replica – se le nostre battaglie significano fare politica, ebbene noi la facciamo e non ce ne vergognamo”.