Morì schiacciato dalle ganasce del trattore. Rinviato a giudizio datore di lavoro

Catanzaro Cronaca

La Procura di Lamezia Terme è chiamata a far luce riguardo all’infortunio sul lavoro di due anni e mezzo fa a Nocera Terinese. Contrariamente a quanto emerso nei giorni successivi alla tragedia, Gianluca Falsetti, dipendente di una azienda agricola, sarebbe e stato schiacciato e ucciso dalle ganasce dello “scuotitore”, l’attrezzo agricolo attaccato al trattore che il figlio minorenne del titolare dell’azienda stesse manovrando.

A seguito delle risultanze emerse in fase di indagine, il Tribunale ha rinviato a giudizio R.R., il 48enne titolare dell’azienda agricola e datore di lavoro di Gianluca Falsetti, con l’accusa di omicidio colposo legata alla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul luogo di lavoro.

Domani, giovedì 11 maggio, si aprirà il dibattimento con l’audizione dei primi tre testi del pubblico ministero. Nei confronti del figlio del titolare, all’epoca dei fatti minorenne, sta procedendo la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di Catanzaro. La mamma e il fratello di Gianluca Falsetti, invece, si sono costituiti parte civile.

“La famiglia è ancora molto scossa per quanto accaduto – spiega Giuseppe Vacca, per conto della famiglia - Oltre all’immenso dolore per la perdita di un figlio e di un fratello di soli 29 anni, che viveva ad Amantea insieme alla sua famiglia, quel giorno si aggiunse anche una ricostruzione errata dell’incidente. Si parlò di un malore, di un investimento con il trattore, di lavori su terreni di proprietà della vittima”.

“Qualcuno raccontò che Falsetti era stato trovato a terra, accanto al trattore e da solo, quasi a volergli addossare l’intera colpa di quanto accaduto – precisa Vacca, - Sappiamo, invece, che i fatti andarono diversamente, che il corpo della vittima e il mezzo stesso furono spostati dal luogo dell’infortunio, e che alla guida di quel trattore c’era un ragazzo di nemmeno 18 anni”.

L’incidente avvenne il 14 ottobre 2020. Il trattore si trovava in una sorta di deposito attrezzi e legname, particolarmente stretto e inadatto per il montaggio di dispositivi meccanici.

Dopo aver agganciato lo “scuotitore” al trattore, il figlio del titolare avrebbe acceso il mezzo agricolo ma, non accorgendosi che Falsetti si trovava ancora davanti al trattore, avrebbe azionato inavvertitamente le ganasce della pinza che si chiusero intorno al bacino del 29enne causandogli ferite gravissime che lo portarono alla morte.

Non fu facile, tuttavia, capire cosa fosse successo: “L’analisi di tale dinamicaha scritto il consulente tecnico della Procura, l’ingegner Roberto Arcadia - è da ricercare nelle modalità con cui si stava procedendo al montaggio dell’attrezzatura sul trattore agricolo, atteso che il trattore e l’attrezzatura sono stati spostati e rimossi dalle posizioni in cui è avvenuto l’infortunio”.

La consulenza medico legale, affidata al professor Giulio Di Mizio, chiarisce che le lesioni riportate da Falsetti sono compatibili “con adeguata attendibilità scientifica, alla posizione dello stesso tra le due braccia gommose dello scuotitore, e con la coscia sinistra posta, in una determinata fase, a contatto con il binario inferiore delle guide in metallo” e non ascrivibili, quindi, a sormontamento di pneumatico.

Tra le violazioni che la Procura ha contestato al datore di lavoro R.R. emergono: l’aver consentito al figlio, minorenne e privo ovviamente di contratto e di esperienza specifica, di partecipare alle operazioni di montaggio di attrezzature; il non aver fornito a Falsetti, che lavorava come conducente di trattore senza il giudizio di idoneità del medico competente, una formazione sufficiente e adeguata in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Inoltre, di aver messo a disposizione dei dipendenti attrezzature da lavoro non idonee ai fini della sicurezza: il trattore era privo di pulsante di emergenza e di arresto, segnalatore acustico della retromarcia, cintura di sicurezza, cabina di protezione del conducente. Per quanto riguarda lo “scuotitore”, poi, mancavano invece la punzonatura del numero di telaio, il certificato di conformità al tipo omologato, idonea manutenzione ordinaria e straordinaria.