Case vacanze “fantasma”: ancora truffe ai danni di turisti, altri due arresti in Calabria
Due persone, una di Pizzo e l’altra di Soriano Calabro, sono finite rispettivamente in carcere ed ai domiciliari, essendo ritenute entrambe dei truffatori seriali.
A primo si contestano difatti otto truffe da circa tremila euro ed al secondo addirittura ventuno raggiri che gli avrebbero fruttato intorno ai 23 mila euro: tutti i fatti sarebbero avvenuti tra quest’anno e quello scorso.
Ad eseguire gli arresti sono stati i carabinieri di Vibo Valentia che spiegano come il modo di agire degli indagati sia identico a quello utilizzato da un altro presunto truffatore, anch’egli seriale, finito nelle maglie degli inquirenti nell’ottobre del 2022 (QUI).
In pratica, si partiva da un’inserzione su noti portali internet del settore per offerte delle case vacanze a Tropea, Cortina d’Ampezzo e Jesolo, case in realtà inesistenti.
Gli utenti interessati, vista l’offerta contattavano quindi gli inserzionisti per telefono e questi, raggirandoli, li inducevano a versare una caparra su conti correnti a loro riconducibili.
Le caparre, necessarie a loro dire per bloccare la prenotazione, variavano da poche centinaia di euro ma potevano arrivare anche fino a 3 mila di euro.
La trattativa era spesso resa più credibile dall'invio di finti contratti di locazione. Tuttavia i malcapitati, provenienti da tutta Italia, solo una volta giunti sul posto si rendevano conto dell’inesistenza della casa per le vacanze e dell’impossibilità di contattare gli inserzionisti.
Le misure cautelari eseguite oggi dai Carabinieri, sono il frutto del continuo lavoro della Procura di riunione dei procedimenti penali, metodo efficacissimo per fare emergere la gravità delle condotte contestate ai due presunti truffatori.
Gli inquirenti spiegano infatti che “le stesse violazioni … trattate disgiuntamente non avrebbero consentito di raggiungere una soglia di pericolo tale da giustificare l’emissione di un provvedimento restrittivo della libertà personale”.
Intanto le indagini proseguono per accertare l’eventuale coinvolgimento dei due arrestati in altri fatti e soprattutto, visto l’identico modus operandi riscontrato, se i presunti autori delle truffe on line - “particolarmente insidiose visto che avvenendo a distanza vanno a intaccare di più la fiducia e la possibilità di libera scelta dei cittadini” secondo gli investigatori - abbiano agito in modo autonomo oppure, magari dietro pagamento, abbiano beneficiato di qualche forma di supporto e consulenza da parte di un network criminale che offra i propri servizi in rete.