Castrovillari. Banco Alimentare, colletta nelle scuole: raccolti oltre 1300 chili di cibo
Ancora una volta è stata data ragione della speranza che dimora in ciascuno e che tutto è possibile condividendo. La raccolta per la 27a giornata nazionale del Banco Alimentare nelle scuole cittadine ha fruttato 1.370,5 kg di cibo (portando l’asticella nel capoluogo del Pollino da 4973 chilogrammi, messi insieme il 18 novembre, a 6.343,5 chilogrammi), ed ha svelato pure come i più piccoli pensano ai loro simili. Un risultato importante per la città.
Non a caso nelle donazioni non sono mancati dolci come ovetti di cioccolato e giocattoli come peluche. Gesti che rappresentano bene il cuore dei più piccoli e dei giovanissimi, che spiazzano e sorprendono, interrogando ancora gli adulti su una giornata che suscita e apre oltre ogni previsione e programmazione, facendo percepire cura e sincerità.
È con questa bellezza, visibile, che si sono mossi tanti alunni e studenti e chi ha guidato questa raccolta degli istituti di ogni ordine e grado a Castrovillari, grazie al coinvolgimento e alla inclusione di dirigenti scolastici, docenti e collaboratori che hanno supportato i ragazzi nelle attività di mercoledì e giovedì scorsi.
Un mettersi in gioco - con occhi e visi felici, soddisfatti di esserci - che ha detto tanto per comprendere cosa significa veramente affiancare il bisogno e, attraverso questo, costruire pure coesione sociale: quella che lega e genera umanità nuova.
Non a caso l’idea di fondo dell’iniziativa è partecipare da protagonisti per vivere intensamente il reale. Una testimonianza che trascina e stupisce, meravigliando per ciò che provoca attraverso l’implicazione di ciascuno.
“La proposta a questi ragazzi - rilanciano dal Banco - vuole far riscoprire la gratuità come dono che va coltivato. Un modo per fissare il momento di carità, come dimensione fondamentale del vivere, e per trasformarlo in un propellente che, nel tempo, possa mutarsi in una continua opportunità di crescita diffusa e presupposto per una convivenza capace di costruire una prospettiva di pace. E’ una delle cose più formative che si possa immaginare e che la compagnia come metodo aiuta a creare. Insomma siamo un tutt’uno con chi vuole il bene comune in questa reciprocità d’intenti”.