Condannato a 21anni, catturato in Slovenia latitante di origine calabrese

Calabria Cronaca

È finita in Slovenia - dove ora è in attesa di essere estradato in Italia - la latitanza di Salvatore Roberto Perricciolo, 44enne di origine calabrese, ricercato dal febbraio scorso, catturato ieri sera a Capodistria, dove si era rifugiato poco prima che divenisse definitiva la a suo carico una condanna a 21 anni di reclusione, con una pena residua da scontare di circa quindici anni.

L’uomo avrebbe fatto parte, infatti, di un gruppo criminale composto da sedici persone di diverse nazionalità condannate definitivamente (proprio a febbraio) dopo la conferma in Cassazione della sentenza emessa nell’ottobre del 2022 dalla Corte d’Appello di Perugia.

Perricciolo - che risiedeva da anni nel fermano - è stato quindi ritenuto colpevole di diversi reati venendo considerato a capo dell’organizzazione indagata.

Organizzazione che si sarebbe occupata dell’acquisto, trasporto e rivendita di svariati chili di cocaina nelle province di Macerata, Ancona e Fermo.

A suo carico contestati anche reati contro il patrimonio, rapine (in particolare ai danni di spacciatori), truffe, appropriazioni indebite, falsi documentali per acquisire illegalmente autovetture da commercializzare, estorsioni (sia ai danni degli acquirenti di droga inadempienti che verso terzi), detenzione illecita di armi e munizioni, sequestro di persona, lesioni e violenza privata. In alcuni casi era stato anche sorpreso in dei luoghi pubblici con delle armi.

Nell’ambito di un altro procedimento che è al momento pendente presso la Corte di Appello di Perugia, in ordine alla sola rideterminazione della pena, è stato ritenuto responsabile di reati di natura mafiosa.

La cattura in Slovenia è stata effettuata dalla polizia criminale locale in coordinamento con i carabinieri del Ros di Ancona. Al rintraccio del 44enne si è arrivati grazie ad una intensa attività tecnica di acquisizione di numerosi tabulati telefonici, intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che pedinamenti.

Fondamentali per individuate il luogo in cui si rifugiava sono state proprio delle intercettazioni telefoniche partite fin dal marzo scorso.

A lugli, invece, su delega della Procura Generale di Perugia, i finanzieri del Gico gli hanno confiscato beni per oltre centoventimila euro.