Pensione: 7 calabresi su 10 pessimisti sul futuro, 4 su 10 temono di cadere in povertà

Calabria Attualità

Il futuro pensionistico preoccupa i calabresi: solo uno su dieci, difatti, si dice certo di ricevere un assegno che gli permetterà di mantenere un tenore di vita adeguato una volta uscito dal mondo del lavoro.

La maggioranza, ovvero sette su dieci dei nostri corregionali, si manifesta decisamente pessimista sulla possibilità di contare su una pensione di base adeguata e, di questi, il quattro su dieci temono che non ne avranno nemmeno una di pensione né tantomeno dei risparmi sufficienti cui attingere per integrarla.

Il dato emerge da un’ultima indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, genere ed area geografica.

Dalla ricerca risulta che le principali preoccupazioni legate alla quiescenza sono il rischio di non autosufficienza e l’impossibilità di sostenere le spese (per il 46%), il non riuscire ad aiutare la famiglia per carenza di risparmi (26%) e il dover gravare (20%) per le proprie necessità economiche. Oltre uno su quattro (26%) teme poi di cadere in povertà.

Insieme alla visione del domani pensionistico, l’indagine ha fatto emergere una bassa conoscenza dell’argomento tra i calabresi. Oltre uno su due (60%), per esempio, non è in grado di definire che cosa sia la previdenza complementare, il 39% non sa che il TFR può essere versato nelle soluzioni previdenziali e il 35% non è a conoscenza dei relativi vantaggi fiscali. L’89% poi non si informa sulle novità riguardanti le pensioni e la riforma del sistema previdenziale.

A fronte di questo, tuttavia, un calabrese su tre (33%) si dice interessato a valutare opzioni per rendere più sicura la condizione economica della propria vecchiaia.

Questi dati sono coerenti con la volontà espressa dagli intervistati (6%) di acquisire in futuro un maggior livello di cultura previdenziale e del risparmio: tra le ipotesi, i piani individuali pensionistici assicurativi (28%), i fondi pensioni aperti o negoziali (26%) e i conti deposito (24%). Il 16% investirebbe invece sul mercato finanziario e il 13% in polizze vita.