Le Visioni ad Umberto Falvo: un altro riconoscimento internazionale per l’artista calabrese
Ancora un prestigioso riconoscimento internazionale e una importante attestazione per l’artista catanzarese Umberto Falvo, nella città di Salerno, dove ha portato in alto anche i vessilli della Città.
“Visioni”: la visione è il processo di percezione degli stimoli luminosi, propria dell’uomo o degli esseri senzienti, che permettono di avere un’impressione mentale dell’immagine. A volte queste immagini, se non ben distinte, posso dare alle persone una percezione unica di ciò che si sta vedendo. Un’azione che ci permette di esaminare un’immagine e trarne una notizia, una sensazione o un’interpretazione “unica” per ogni individuo.
“Visioni” è anche il nome della Prima Edizione del Premio d’Arte Internazionale, a cui ha preso parte Falvo. Presso il Tempio di Pomona, situato nel centro storico di Salerno, il maestro catanzarese ha portato la sua arte con due opere che incarnano il titolo della rassegna. Con il suo stile inconfondibile, un vortice di colori che catturano l’intelletto umano e lo trasportano in un sogno ad occhi aperti, l’artista ha suscitato nei numerosi visitatori emozioni che ognuno ha interiorizzato in una propria visione dell’opera.
Un “viaggio di ricerca interiore che conduce alla ricerca del Sé”. Con queste parole la critica d’arte Mariangela Bognolo ha definito lo stile di Falvo. Uno stile che utilizza una vasta gamma di colori e le varie gradazioni, che si trasformano sulla tela in pensiero ed emozione: “Questa trasformazione avviene dinnanzi agli occhi di quell’osservatore invitato a sperimentare una nuova percezione sensoriale – ha proseguito la critica– Sebbene l’arte informale tenda spesso ad un concetto intimistico, Umberto Falvo oltrepassa questa dimensione unendo immagini e non-immagini, creando così una nuova visione pittorica”.
Ma Falvo è da anni all'attenzione della critica nazionale e internazionale. Annovera fra le più prestigiose recensioni quella del giornalista Luigi Stanizzi, “Nella neve i colori di Falvo”, dalla quale traspare la finezza delle sue opere: “Chiamano coltre bianca quella che qui è semplicemente neve. In Sila. Tutto bianco, come in un sogno senza sonno. E il verde del lago, dei pini, l’azzurro del cielo di montagna. Gli stessi colori racchiusi nei quadri di Umberto Falvo esposti sulle rive del lago Ampollino, increspato come mare. Al teatro tenda. La cultura viene dal mare e la montagna, nei colori, è come se si fosse inginocchiata a questa verità”.
“Qui - sono sempre le parole di Stanizzi – in queste foreste sfruttate tanto dai Greci che dai Latini per costruire navi e templi, sono apparse immagini di mito, simboli, essenza filosofica e di pensiero. C’è grecità nelle opere di Umberto Falvo, come asserisce Francesco Grisi. La grecità giunta con la mostra che ha rotto il silenzio fatato della Sila nel discorso tra l’artista e un crotonese: Pitagora o Alcmeone, Aristotele… In un luogo dove non c’è segno di civiltà, solo natura, opere che stimolano più domande che risposte, in una giornata di neve colorata dal pennello di Dio… e di Falvo. Tutto sul bianco vergine del paesaggio; e della tela. Ci sono due letture nelle opere di Falvo, e forse in tutti i quadri. Quella dell’artista: è la rappresentazione di un pensiero o di un concetto tradotto in colori, segni, figure. Quella di chi guarda, inizialmente spiazzato di fronte all’opera”.