Rigassificatore a Gioia Tauro? Legambiente: “la Calabria non può permettersi questi errori”

Reggio Calabria Attualità

In una recente intervista, apparsa il 9 gennaio su Il Sole 24 ore, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha confermato la volontà di realizzare un mega rigassificatore a Gioia Tauro (QUI), proponendo la Calabria come candidata dopo che il Consiglio regionale della Liguria ha bocciato lo spostamento dell’impianto mobile “Golar Tundra” da Piombino a Vado Ligure.

Il presidente ella Regione ha anche rivendicato di avere chiesto ai Governi degli ultimi anni la dichiarazione di strategicità dell’opera e di averla ottenuta con il decreto energia del 27 novembre 2023.

Un’ipotesi che trova ancora una volta la netta opposizione di Legambiente per la quale il rigassificatore “va nella direzione contraria alla transizione ecologica e legherebbe la Calabria per almeno per i prossimi 15-20 anni (considerati tempi di costruzione e ammortamento) ad una tecnologia fossile che non trova spazio nella prospettiva europea”.

“Sulla base del progetto noto - precisa ancora - comprenderebbe una struttura fissa che ricoprirebbe un’area di circa 47 ettari nei comuni di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno e dovrebbe riportare allo stato gassoso 12 miliardi, estensibili a 16 di metri cubi all’anno di combustibile, reso liquido per il trasporto in navi cisterna per il cui attracco dovrebbe essere realizzata un’apposita piattaforma di scarico a 500 metri circa dalla costa”.

Per Legambiente, quindi si tratterebbe di un impianto che non ha remore a definireinutile e pericoloso per la salute ed il clima che costerebbe cifre molto ingenti - che da quanto dichiarato dal presidente Occhiuto sarebbe finanziata con imposte sulle bollette energetiche, che già sono alte e subiscono continui rincari proprio a causa della dipendenza dal gas fossile del nostro Paese - e richiederebbe molti anni per la sua costruzione”.

L’associazione ambientalista ricorda che le emissioni già al 2030, quando cioè il rigassificatore potrebbe iniziare a funzionare, dovranno già essere state ridotte del 55% (rispetto al 1990). L’impianto si troverebbe quindi a competere in un mercato nel quale i consumi di gas sono previsti, come sta già avvenendo, in costante discesa.

"La certificazione del trend che riguarda il calo dei consumi di gas in Italia, e nella stessa Calabria, - precisa ancora Legambiente - è un dato acclarato. Tra gennaio e giugno 2024, le famiglie hanno utilizzato quasi 31,1 miliardi di metri cubi di gas naturale, in calo del -4,6% rispetto al consumo nella prima metà dell’anno scorso. Un trend confermato, nel 2022, con 68,5 miliardi di metri cubi consumati, contro i 76 dell’anno precedente, e così via negli anni precedenti. In un raffronto più vicino, nel mese di gennaio 2023, uno dei mesi in cui il freddo si fa sentire maggiormente, il consumo di gas metano si è fermato a -22% rispetto al gennaio dell’anno precedente. Un crollo dei consumi di gas in Italia che non è la conseguenza dei vari conflitti in atto ma tocca direttamente la capacità di spesa delle famiglie”.

Per gli ambientalisti, poi, la costruzione, “oltretutto, avverrebbe in una posto indicato zona 1, ovvero con la più alta pericolosità sismica dove possono verificarsi fortissimi terremoti. L’impianto - dice poi Legambiente - poggerebbe sopra una faglia sismogenetica attiva, la stessa da cui scaturì il distruttivo terremoto del 1783, che plasmò addirittura l’orografia dei territori. La proposta, inoltre, è stata bocciata per due volte di seguito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, sempre per gli stessi motivi: massima sismicità dell’area e liquefazione dei terreni”.

“Inoltre - aggiunge - andrebbe ad inserirsi in un territorio di dimensioni limitate nel quale già insiste l’unico inceneritore della Calabria, una centrale a turbogas, un impianto di depurazione che serve quasi la metà dei comuni (33) della piana di Gioia Tauro, ed infine il porto. Tutti impianti a rischio di incidente rilevante secondo la normativa Seveso III, di cui il rigassificatore per la sua pericolosità intrinseca, gioca la parte più delicata”.

“La Calabria non può permettersi questi errori” sbotta allora Legambiente sostenendo sia “indispensabile, per contrastare gli effetti dell’emergenza climatica e di quella energetica, che diviene anche crisi sociale, ambientale ed economica, che efficienza energetica e le energie rinnovabili, alternative alle fonti di energia tradizionali prodotte con combustibili come carbone, gas naturale e petrolio, diventino strategia prioritaria per consentire il raggiungimento degli obiettivi comunitari energetici e arrivare all’azzeramento dei gas climalteranti in atmosfera entro il 2050 meglio entro il 2040 come da indicazioni della Commissione Europea, per garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti” conclude l'associazione ambientalista.