In uscita il nuovo libro del giornalista lametino Antonio Cannone
E’ in uscita il nuovo libro di Antonio Cannone, giornalista e scrittore di Lamezia Terme, saggista e romanziere conosciuto per l’impegno e la passione sociale a favore della legalità, pluripremiato con riconoscimenti come il Premio “Camilleri”, il “Premio Peppino Impastato”, e due volte finalista al “Premio Mattarella”.
Dopo due anni dall’ultimo saggio, “Quando la ‘ndrangheta sconfisse lo Stato” dedicato all’agguato mafioso contro il poliziotto Aversa e la moglie avvenuto nel 1992, Cannone torna con un avvincente romanzo dal titolo “Condominio Calabria. Nell’inquieta terra d’amore morte e turbamenti”. (LuigiPellegriniEditore pp 294).
La trama
La storia di una convivenza in un luogo di frontiera. Il condominio di un palazzo che si fa metafora e diventa paradigma del vissuto attraverso vicende personali e pubbliche dei protagonisti, che sono lo specchio di una società in crisi di valori. Ma anche capaci di slanci d’amore e di riscatto. Vicende personali si sviluppano parallele per poi incontrarsi, in un contesto comunque non separato anche da fatti che accadono al di fuori dal luogo del racconto fino a raggiungere la simbiosi.
Antonio, tornato nella sua città va a vivere in un palazzo ricostruito sulle macerie di una vecchia abitazione dove vivono altri condomini. Il condominio diventa un vero e proprio luogo alchemico, fra le sue mura anche un magistrato con funzioni inquirenti. L’ultimo piano vede la presenza di un esponente di un clan con la sua donna. Nessuno dei residenti si conosce, ma si osservano. All’inizio quasi distrattamente, con curiosità. Man mano si scoprono.
Non tutti però. Antonio nota la presenza di Angela che esce e rientra sempre da sola. Il compagno di lei è invischiato in storie compromettenti. Lei subisce una pesante umiliazione fisica, conseguenza di una vendetta nei confronti del suo uomo e trova in Antonio un’àncora di salvataggio. Quest'ultimo finisce per scoprire le fragilità anche dell’inquilino più noto, un Pm integerrimo che quasi si arrende di fronte a pezzi dello Stato che convivono con il malaffare.