Fotografia Calabria Festival: l’arte invade San Lucido da agosto ad ottobre
Si avvicina l’inizio della IV edizione di Fotografia Calabria Festival, appuntamento che in pochi anni si è affermato come uno dei riferimenti più vivaci e autorevoli per la fotografia contemporanea in Italia.
Dal 1° agosto al 12 ottobre 2025, il comune di San Lucido si trasformerà per oltre due mesi in un palcoscenico diffuso dedicato all’arte fotografica, ospitando mostre, installazioni e progetti visivi in dialogo con il territorio.
Il Festival non è solo spazio espositivo, ma anche luogo di incontro, formazione e confronto: un programma ricco di talk, workshop ed eventi offrirà a fotografi, appassionati e pubblico un’occasione unica per immergersi nei linguaggi della fotografia d’autore.
Ideato e organizzato dall’Associazione Culturale Pensiero Paesaggio, con la direzione artistica di Anna Catalano, Fotografia Calabria Festival 2025 è sostenuto da Strategia Fotografia 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Il vincitore
Annunciato anche il vincitore del Fotografia Calabria Festival Award 2025, il concorso riservato a fotografi emergenti che, come ogni anno, richiama il tema centrale del Festival, quest’anno “Radici comuni: luoghi”. A conquistare la giuria è stato Valentin Joseph Valette con il progetto “Ashes of the Arabian’s Pearl”.
Francese di origine algerina, Valette è fotografo, autore e dottorando in antropologia visiva. Il suo lavoro si muove tra Nord Africa, Paesi del Golfo e Francia, e utilizza la fotografia come strumento di ricerca e riflessione politica e sociale.
“Ashes of the Arabian’s Pearl” è un’indagine visiva sulle trasformazioni del Sultanato dell’Oman, un viaggio iniziato nel 2020 alla morte del Sultano Qābūs Bin Sa‘īd e proseguito durante i primi anni del regno del suo successore, Haitham Bin Tariq.
Attraverso un racconto che intreccia passato e presente, Valette documenta i cambiamenti economici, sociali e culturali del Paese, con particolare attenzione alle vite dei lavoratori migranti e agli spazi urbani in transizione.
A decretare il vincitore è stata una giuria d’eccellenza composta da Elena Boille (Internazionale), Gabriella Macchiarulo (Archivio Luce Cinecittà), Francesca Marani (Vogue Italia), Elisa Medde, Marco Pisciottani, Ilaria Sponda (Der Greif) e Anna Catalano, direttrice artistica del Festival. Il progetto verrà prodotto come mostra personale all’interno della IV edizione del Festival e sarà accompagnato da un premio in denaro di tremila euro.
Le mostre e gli autori
Per la sua IV edizione Fotografia Calabria Festival sceglie come tema "Radici comuni: luoghi", un invito a esplorare il legame profondo tra gli spazi che abitiamo e le radici – fisiche, culturali, emozionali – che ci connettono a essi. Le mostre presenti al Festival sono espressioni di una fotografia che esplora il rapporto tra spazio, identità e memoria, con progetti che muovono dal reportage alla ricerca concettuale, dalla fotografia d’archivio alle sperimentazioni visive.
Ai primi nomi annunciati di Lys Arango, Marie Tomanova, Mykhaylo Palinchak, Kazuaki Koseki, Alessandro Toscano, Alessandro Mallamaci, Hashem Shakeri e la mostra dell’Archivio Luce Cinecittà – si aggiunge ora un nuovo nucleo di esposizioni che ampliano e rafforzano il dialogo visivo sul tema del Festival, con autori e autrici provenienti da contesti geografici, estetici e narrativi molto diversi tra loro.
Tra questi, il fotografo italiano Ciro Battiloro con “Silence is a Gift”, un progetto realizzato tra Napoli, Cosenza e Torre del Greco, che racconta con sguardo intimo e resistente la forza delle relazioni umane e dell’autenticità quotidiana in contesti segnati da marginalità e trasformazione urbana, diventato di recente anche un libro pubblicato dalla casa editrice Chose Commune.
Paul Gambin, artista italo-britannico, presenta invece “Parlami d’Amore”, un racconto visivo che intreccia paesaggio toscano, iconografia rinascimentale, memoria familiare e musica in un flusso emotivo che ricostruisce l’identità personale attraverso immagini, suoni e ricordi intrecciati in un vero e proprio mixtape fotografico intimo e stratificato.
Andrea Salvucci con “I Licutiani” racconta la quotidianità di una comunità spontanea che anima il porticciolo di San Giovanni Li Cuti, a Catania: uomini e donne che ogni giorno, in ogni stagione, si ritrovano per un bagno collettivo che è rito, resistenza e appartenenza. Il progetto restituisce la forza aggregante del luogo e l’umanità straordinaria che lo abita, tra gesti semplici e libertà espressiva.
Chiara Negrello presenta “Caring for our past”, un lavoro autobiografico e documentario che esplora l’esperienza delle badanti ucraine in Italia, a partire dalla relazione nata tra l’artista e Lyubov, la donna che ha assistito sua nonna. Il progetto racconta la cura, la convivenza e il trauma del conflitto a distanza, intrecciando le storie di due famiglie, due culture e quattro generazioni di donne dentro un appartamento di 50 metri quadri.
Claudia Fuggetti con “Metamorphosis” riflette sul rapporto tra essere umano e natura in un’epoca di transizione ecologica e percettiva. Le sue immagini, attraversate da interventi cromatici e visioni sospese, evocano la fragilità e la forza del paesaggio naturale, trasformandolo in uno spazio simbolico e vitale, capace di rigenerarsi anche di fronte alla crisi dell’Antropocene.
Melissa Peritore presenta “Sementeryo”, un progetto fotografico ambientato nei cimiteri urbani di Manila, dove comunità intere vivono da generazioni tra tombe e mausolei. Il lavoro racconta l’adattamento umano in spazi liminali, sfidando la separazione tra vita e morte, e restituendo dignità e quotidianità a un’esistenza invisibile ma resiliente.
Jung Ui Lee con “Urban Tattoo – This is Beautiful” documenta il paesaggio urbano coreano attraverso le insegne commerciali che ricoprono gli edifici delle città satellite di Seoul. Considerate inquinamento visivo, queste superfici colorate e caotiche diventano nel suo lavoro segni di resilienza, espressione di ambizione collettiva e memoria viva del boom economico sudcoreano.
Sofia Pagliaro e Gaia Tognoni con “Connessioni” presentano un progetto nato da un laboratorio di fotografia partecipativa con donne sopravvissute alla violenza. Le immagini, manipolate con tecniche materiche, raccontano percorsi di cura e autorappresentazione, restituendo spazio e voce a identità che si ricompongono attraverso la memoria condivisa.
Infine, Maja Nydal Eriksen presenta “Awaiting The Bridge”, un progetto partecipativo ambientato sull’isola di Quemoy, controllata da Taiwan ma vicinissima alla Cina continentale: attraverso il coinvolgimento della comunità locale, l’artista esplora le tensioni, le speranze e i ricordi di un luogo sospeso tra conflitto e riconciliazione, trasformando il paesaggio in un ponte emotivo tra passato e futuro.