Basket: 25 anni fà moriva massimo Mazzetto
Sono passati 25 anni esatti dalla morte di Massimo Mazzetto ma il suo ricordo è più vivo che mai nelle persone che lo hanno conosciuto direttamente ed indirettamente. Alle 12.30 di 25 anni fa il destino ha portato via non solo una dei prospetti più promettenti del basket nazionale ma soprattutto un ragazzo semplice dalle doti umane e morali grandissime. A 21 anni Massimo aveva una maturità interiore notevole che lo rendevano più “grande” rispetto ai suoi coetanei. Entrato in punta di piedi nel mondo neroarancio si era distinto subito perché era buono come il pane, umile come poche altre persone e voglioso di lavorare per poter raggiungere i propri obiettivi. Un ragazzo consapevole dei propri talenti e dei propri limiti e sempre attento a non sprecare gli uni ed a superare gli altri.
Ecco un suo pensiero appena prima di sbarcare a Reggio Calabria: “Ora uscirò dalla routine, vivrò nuove gioie e nuove sofferenze e questo mi arricchirà. Mi dispiace lasciare la mia famiglia, i miei amici, però devo andare e vivrò questa nuova esperienza al di fuori da ogni schema. E’ questo che sto cercando e cercherò sempre per diventare un uomo vero che sale il mondo con gli occhi di un bambino”.
E forse eccolo il segreto di Massimo, quel guardare il mondo con gli occhi di un bambino che rende tutto più semplice e leggero e ti fa apparire agli altri come un’anima candida.
Di seguito le testimonianze di chi ha avuto il piacere di conoscerlo e che ha condiviso con lui un anno indimenticabile:
Tito Messineo: “Massimo era un ragazzo solare, di buona famiglia che interpretava la pallacanestro in maniera gioiosa. Lui giocava e rideva, soffriva e rideva. Per chi ha condiviso con lui quel periodo è stata una fortuna conoscerlo. Era una persona forte ed ha combattuto anche per vivere e la sua morte è stata uno strazio. Ricordo che il giorno dei funerali vi era una quantità impressionante di persone e lì abbiamo capito la grandezza di questo sfortunato ragazzo. Un ragazzo umile, modesto, buono. “
Pasquale Favano : ” Massimo Mazzetto era un ragazzo solare, di una educazione unica, un'intelligenza come pochi e di un grande rispetto personale . Ha avuto la sfortuna di non poter sfruttare al massimo le proprie capacità che Vi assicuro erano tante perché qualcuno lo ha voluto portare via.”
Mario Porto: ” Un bravo ragazzo ed un bravo giocatore, disponibilissimo. Un ragazzo che in poco tempo si è fatto ben volere da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo. Mai nella mia vita ho visto tanta partecipazione di persone come in quei giorni di 25 anni fa.”
Come si diceva all’inizio, il ricordo di Massimo è più vivo che mai ed è anche dimostrato attraverso il Torneo Nazionale Basket & Minibasket “Massimo Mazzetto” che si svolge ogni anno a Padova e che quest’anno è giunto alla 25° edizione. La Viola, che ha già intitolato al ragazzo il palazzetto del Centro Sportivo del Rione Modena, quest’anno ha partecipato attraverso la presenza dei due giovani atleti Giovanna Smorto e Davide Sartiano, uniti al gruppo della Lumaka di Lucio Laganà, ed inviando due canotte dell'epoca di Massimo da esporre durante il Torneo ed una targa firmata Viola Basket dal Presidente Giancesare Muscolino in persona e consegnata ai genitori del compianto ragazzo padovano. A tal proposito, le parole del GM Sergio Zumbo: “Ho parlato con la madre di Massimo Mazzetto prima del torneo. Per noi era doveroso esserci. Oggi alle 12.30 avevo i brividi ricordando l'accaduto. Adesso la nostra società onora la scomparsa della più grande promessa del nostro basket. Dal punto di vista societario non escludo la creazione di un torneo parallelo alla memoria di Massimo, legato alla kèrmesse veneta”.
Chiudiamo questo ricordo di Massimo con le sue parole, scritte all’interno di un tema scolastico. Parole che fanno commuovere perché dimostrano i valori in cui Massimo credeva: l’amicizia, il rispetto di sé stesso e dell’altro e l’Amore. Amore per sé stessi, per ciò che si fa, per gli altri, per chi condivide con te le stesse esperienze. Un Amore che trascende ogni cosa e diventa gioia di vivere. Valori semplici che dimostrano, ancora una volta, la grandezza interiore di un Gigante di soli 21 anni.
“…… sicuramente nel cercare i valori in cui si crede, si ricade normalmente nell’analizzare l’amore, l’amicizia, il rispetto per sé stessi, sia fisico che mentale, oppure cadere nei valori materiali: il denaro, l’automobile e tutto quello che la società materialistica e consumistica cerca di propinarci ogni giorno, arrivando a considerare l’aspetto morale dei singoli valori, cioè il bene ed il male di essi.
Questo perché, scoprire i valori in cui noi stessi veramente crediamo, è uno scoprire veramente come siamo, un mutare di atteggiamenti e di pensieri, uno spogliarsi delle difese, delle barriere che la società ci costruisce per vederci veramente come siamo, e la realtà molte volte fa paura.
Io credo nell’amicizia, ma non perché mi hanno spiegato che l’amicizia è bella o perché ad avere degli amici ci si diverte e si va a ballare, ma perché è una cosa mia, a cui non devo credere, ma solo esprimere quello che sento, forse è uno stadio prima dell’amore oppure una forma d’amore.
Molti dicono che l’amicizia è un’utopia, probabilmente io sono fortunato o un fervente ottimista, am penso di avere molti amici, amici veri non legati da compromessi o atavica conoscenza, ma amici da cui devo ricevere e a cui devo dare, e alle volte devo subire. Amici che mi hanno dimostrato in molti momenti che questo valore esiste e che, quando lo trovi veramente, la vita è sicuramente migliore. Chi trova un amico trova un tesoro, ma per me trova sicuramente molto di più.
L’amore, altro valore fondamentale, non considerato solamente come amore fra due persone ma amore per sé stessi, per il proprio corpo; scoprirsi, valutarsi, migliorarsi. L’amore per il proprio pensiero non racchiuso, ma aperto a critiche e cambiamenti.
Amore idillico, cioè legato alla natura, all’ambiente che ci circonda, portato alle piccole cose, agli avvenimenti quotidiani, un amore che diviene gioia di vivere.
L’amore legato ad una persona, forse il più facile da provare istintivamente ed immediatamente, ma sicuramente il più difficile da coltivare ed accrescere.
La gioia di divertirsi, intesa nel cercare in ogni momento il bello, l’umorismo, il sorriso anche nei momenti più difficili, avere la gioia di vivere.
Poi c’è un valore non facile da spiegare, che non riesco a capire se sia una cosa genetica o se sia un insieme di tutti i valori in cui credo: il rispetto, l’amore, la gioia per la mia attività.
Io amo quando gioco, mi diverto, rispetto chi ho davanti, arrivo ad essere amico dell’avversario, avendone però la convinzione di batterlo, certe volte penso di essere drogato di basket, ma i drogati non amano quello che fanno.
Forse è il mio modo di vivere, è il mio stile, è la mia vita.”