Reggio: Movimento, combattere ogni violenza subita
"Si sta riscontrando nella società calabrese e nel resto d’Italia una grande attenzione per le morti con l’acido muriatico delle testimoni di giustizia. - Comunica una nota stampa del movimento “Chi collabora non deve morire più ingoiando acido” - Sta diventando opinione comune che per tali decessi sia necessario un approfondimento puntuale.
La giustizia sa come intervenire per chiarire ogni dubbio. Le donne calabresi, a partire dalla società civile assieme alle parlamentari, hanno saputo e voluto riportare all’attenzione generale le vicende dolorose e violente che hanno colpito le donne “suicidate”.
Pare che ci siano più di settanta testimoni di giustizia ed il numero potrebbe crescere.
Su tali testimoni, che vanno tutelati con mezzi e attenzioni inedite, le forze preposte dovranno impegnarsi con grande determinazione.
Si dovrà riguardare, migliorandola, la legge attuale che disciplina la tutela dei testimoni e dei collaboratori di giustizia per renderla adeguata al fenomeno in atto.
Diceva bene Falcone a proposito della mafia che “ogni fenomeno umano è destinato a concludersi come avviene in ogni campo: si nasce, si cresce, si muore”.
A Sua Eccellenza il Prefetto di Reggio Calabria il comitato promotore di cui la prima firmataria è Antonia Lanucara e del quale sempre a titolo personale fanno parte le parlamentari calabresi Angela Napoli, Maria Grazia Laganà, Doris Lomoro e sempre a titolo personale Giovanna Ferrara, Rosy Perrone, Mimma Pacifici e le Donne del Coordinamento FLI, ha chiesto maggiore attenzione su quanto è avvenuto in Calabria.
Sua Eccellenza il Prefetto ha mostrato attenzione e sensibilità, affermando che si sarebbe adoperato per far si che il Ministro On. Maroni fosse compiutamente informato del Sit-in tenutosi a Reggio Calabria l’8 c.m.
Il comitato ribadisce che le 1300 adesioni sin qui raggiunte, per scelta del comitato stesso, sono tutte a titolo personale e non coinvolgono dunque le appartenenze partitiche e associative di qualunque genere.
Davanti a queste orribili morti non c’è tempo da perdere, non possono essere oggetto di sola cronaca giornalistica.
Il comitato vuole tempi rapidi di azione e teme sottovalutazioni: il luogo comune a cui si è ricorso è quello della fragilità delle donne. - Conclude la nota - La madre che torna in Calabria per rivedere i suoi figli e portarli con se è testimonianza di una grande forza, di una grande responsabilità che solo le donne hanno".