Reggio Calabria. Gravi carenze igieniche nella struttura sanitaria di via Padova
Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa di Teresa Libri (Fli) sulle condizioni precarie in cui versa la struttura sanitaria di via Padova
"La situazione economica della sanità calabrese è sotto gli occhi di tutti: sempre minori risorse economiche e quindi meno servizi: dovremo farcene una ragione e sperare che almeno siano garantiti ai cittadini e soprattutto alle categorie meno abbienti le cure e l’assistenza di base. Non riusciamo però ad accettare né a giustificare la sporcizia e il degrado delle poche strutture rimaste aperte al pubblico nella città di Reggio: facciamo qui l’esempio di via Willermin e di Via Padova, dove si recano centinaia di persone al giorno per analisi, visite mediche o indagini radiologiche, tutte attività che, più che altre di diverso genere, necessitano della massima igiene e ordine. Non diamo in questo caso nessuna responsabilità ai frequentatori in quanto le strutture sin dall’orario di apertura lasciano alquanto a desiderare. Non è questione di denaro: certamente esiste una ditta incaricata della pulizia e della igienizzazione, ma manca evidentemente la cura dei luoghi e il rispetto dei cittadini da parte di chi deve controllare e di chi lavora in quelle strutture e non si ribella a questo stato di cose. Ci riferiamo in particolare alla struttura di Via Padova in base ad una segnalazione di un paziente che vi si è recato per la prima volta qualche giorno fa, rimanendo esterrefatto dal degrado ma soprattutto dall’aria di normalità che regnava tra il personale di servizio e dalla rassegnazione dei cittadini che lì svolgevano le loro cure. L’ingresso principale è chiuso da un cancello e si fatica a capire dove sia l’accesso per i pedoni che risulta essere quello riservato alle auto. Entrati nel cortile antistante alla palazzina, dotato di aiuole e piante anche di pregio maltenute, si notano ai margini, nelle aiuole e dappertutto foglie e rami secchi, cartacce, cicche di sigarette, piccoli contenitori a mo’ di cestino ricolmi di ogni cosa. Le auto del personale sono parcheggiate lateralmente e dietro la struttura in lunghi vialetti sempre nelle stesse condizioni, mentre pensi che altrove, nell’Italia civile, avresti potuto trovare una villetta curata con panchine e cestini per le cartacce. La porta d’ingresso, aperta al contrario, forse per la maniglia rotta è con il vetro appannato da polvere secolare. Dentro, muri una volta bianchi e oggi con uno zoccolo alto color marroncino sporco, due o tre posti a sedere sgangherati, due sportelli con due impiegate sedute in spazi che denotano la stessa trascuratezza. Se ti capita di avere bisogno del bagno mentre attendi per una o due ore il tuo turno, entri e scappi per aver notato che la pulizia non è fatta da tempo immemorabile e ti trattieni sperando di averne la capacità perché sei ancora giovane. Ma gli anziani come faranno? E siamo alla prima ora del mattino! Le sorprese non sono finite se, per non sederti in quei pochi posti dal colore indefinito, cerchi di passeggiare nel lungo corridoio e allora vedi in ogni angolo fusti abbandonati, strane scatole forse di lastre fotografiche per radiografie e, proprio lì, dietro l’angolo, davanti ad uno studio medico t’imbatti in quello che non avresti mai voluto vedere: un posto per topi una stanza piena di vecchie cose dismesse con la porta a terra e una visione da inferno dantesco. Finalmente entri a fare la tua visita con un medico che ha l’aria anche di essere un serio professionista, trovi la stanza trasandata e-cosa più grave - una delicata apparecchiatura strumentale vecchia e quindi certamente imprecisa. Hai trascorso due ore della tua vita nel degrado e nella rassegnazione dei frequentatori e del personale che chiacchiera a gruppetti, o va avanti e indietro nei corridoi come se tutto fosse normale. Paghi tante tasse e, una volta che hai deciso che non devi fare tutto a pagamento perché non te lo puoi permettere, imprechi e pensi a chi veramente non ha alternativa e viene trattato in simile maniera ogni giorno. Ovviamente la tua esperienza di altre strutture sanitarie pubbliche del centro di questo sfortunato Paese - non osiamo paragonarci al nord - almeno non ti fa venire la nausea. A chi si deve tanta inciviltà? Per quanto tempo ancora assisteremo nella nostra città a simili situazioni? Esigiamo una risposta chiara ma non solo parole da chi è a capo dell’ASP di Reggio Calabria e deve verificare quanto di sua competenza."
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