Moving Project: un musical per tornare a vivere
Quaranta ragazzi a rischio esclusione sociale, quaranta storie di giovani senza prospettive e senza fiducia nel futuro, che hanno scoperto di avere delle alternative nella vita e che hanno imparato a gestire una sfera emotiva complessa. È successo con The Moving Project, il progetto europeo cofinanziato dal programma Leonardo Da Vinci e che ha visto coinvolti tre gruppi di cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training), giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano e non lavorano, nelle città di Crotone, Siviglia e Liverpool (i tre enti partner). I risultati del progetto durato due anni sono stati presentati questa mattina in conferenza stampa al Campidoglio. «Per questi ragazzi provenienti da contesti profondamente disagiati, il musical “Sogno di una notte di mezza estate” andato in scena a Liverpool lo scorso 24 giugno si è trasformato in un modo efficace e creativo per ridare un senso alla loro esistenza, per costruirsi un’autostima mai avuta e per acquisire nuove competenze, da spendere per il loro futuro. Senza investire su questi giovani non si può pensare di uscire dalla crisi, come dimostra il recente movimento degli Indignados che sta esplodendo in tutta Europa» ha sottolineato la coordinatrice del progetto, Anne Francoise Storz.
«Sono orgoglioso di vedere la Calabria come ente capofila di un progetto così importante», ha commentato Domenico Naccari, consigliere del Comune di Roma delegato ai rapporti con la Regione Calabria, «in questo modo la regione è diventata protagonista a livello internazionale di un’importante iniziativa, che merita tutto il nostro sostegno e il nostro plauso». Gli fa eco Stanislao Zurlo, presidente della Provincia di Crotone: «Moving ha raggiunto ed ha rappresentato una via possibile, nuova ma nello stesso tempo vecchia, per affrontare i problemi dei ragazzi. Moving è stato anche una mescolanza tra giovani di diversi Paesi e ha raggiunto il suo obiettivo attraverso la cultura, nella fattispecie l’espressione artistica nella sua poliedricità».
Oltre ai brillanti risultati personali e relazionali, la maggior parte dei Neet si è riavvicinata concretamente al mondo del lavoro e dell’istruzione. «Molti di loro hanno intrapreso una carriera nel mondo delle arti sceniche, iscrivendosi a master di recitazione, frequentando corsi di danza e di canto o addirittura assumendo un agente», ha raccontato Michelle Gammo-Felton, direttrice del progetto Moving per la Lipa, Liverpool Institute for performing arts. Tre ragazze di Crotone hanno creato un’attività di animazione per bambini, mentre le giovani rom coinvolte a Siviglia sono in tournée in giro per la Spagna, e questo fine settimana si esibiranno a Madrid con la rivisitazione di Shakespeare in salsa gitana. Chi frequentava la scuola in precedenza con tassi di presenza prossimi allo zero, si è diplomato o ha portato a termine l’anno scolastico senza problemi; altri sono diventati tecnici, prestando servizio nei teatri o nei festival locali, come al Teatro Stabile di Calabria o al Liverpool Shakespeare Festival. «Per il momento stiamo supportando un ragazzo di Crotone selezionato per un provino alla prestigiosa Lipa, in futuro se gli altri dimostrassero di voler continuare, magari formando una piccola compagnia, sicuramente saremo al loro fianco, cercando di inserire i loro spettacoli nelle stagioni dei teatri cittadini», ha aggiunto Angela Macrì, dirigente settore Politiche sociali della Provincia di Crotone.
Il futuro? Dipende molto dalla volontà e dalle possibilità degli enti, come ha spiegato Mario Caligiuri, assessore alla Cultura e ai beni culturali della Regione Calabria: «In Italia il problema del disagio giovanile è moto grave, e ciò che è successo a Roma sabato scorso è il sintomo di una crisi profonda che riguarda tutta la nostra società. Oggi stiamo presentando un esempio virtuoso ed è in questa direzione che la Regione si sta muovendo, supportando ed esportando iniziative come questa, non solo a Crotone ma anche nel resto del territorio». Per ora, il progetto Moving è stato inserito nelle buone pratiche del Censis, con l’intenzione di creare una continuità con l’esperienza appena conclusa e di estenderla il più possibile anche in altri territori.