Vibo. Circolo della stampa, Sarlo rieletto presidente di un giovane Direttivo

Vibo Valentia Attualità
Salvatore Berlingieri, Giuseppe Soluri, mons. Luigi Renzo e Carlo Parisi

A due giorni dal Ventennale della sua costituzione, il Circolo Vibonese della Stampa rinasce all’insegna della tradizione, confermando il suo presidente di sempre Giuseppe Sarlo, ma con il vigore e la freschezza delle giovani leve del giornalismo che credono fermamente nella professione. L’intenzione unanime, espressa ieri a Vibo, è stata quella di riaffermare i valori fondanti di un mestiere che, oggi, non gode della considerazione che merita, e la certezza di ripartire dalla collegialità per raggiungere gli obiettivi che stanno alla base del buon giornalismo.

Un evento atteso dall’intera categoria dei giornalisti della provincia di Vibo Valentia, che hanno affollato l’incontro che ha ripercorso le tappe fondamentali della storia del giornalismo calabrese: la costituzione del Sindacato dei Giornalisti della Calabria nel 1974; la costituzione dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria nel 1975, il passaggio di consegne al vertice della Fnsi dal segretario generale Luciano Ceschia a Piero Agostini nel 1979, la costituzione del Circolo Vibonese della Stampa il 7 novembre 1992.

Un centinaio i giornalisti vibonesi che hanno risposto all’appello, alla presenza del vescovo-giornalista di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, artefice della rinascita del Circolo, del segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva Fnsi, del presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, dei consiglieri regionali del sindacato, Pierpaolo Cambareri e Karen Sarlo, della componente della Commissione nazionale lavoro autonomo, Concetta Schiariti, dei probiviri del sindacato regionale Maurizio Bonanno e Totò Ricottilli. Tra i presenti, il segretario generale della Cisal, Franco Cavallaro, ed il sindaco di Mileto, Vincenzo Varone, giornalisti pubblicisti iscritti al Sindacato dei Giornalisti della Calabria ed al Circolo Vibonese della Stampa. Presente anche il vibonese d’origine Pantaleone Sergi.

Una presenza significativa, quella di monsignor Luigi Renzo, che l’assemblea ha voluto rimarcare con la nomina a presidente onorario del circolo. Ad introdurre i lavori, il decano dei giornalisti vibonesi, Peppe Sarlo, candidato presidente dell’unica lista in lizza. Sarlo ha ripercorso “i fasti gloriosi di un circolo e di una città che al mondo del giornalismo l’informazione hanno dato tanto e continueranno a dare tanto per contribuire alla crescita culturale di questa comunità”. Nel corso dell’assemblea, presieduta da Salvatore Berlingieri, i candidati della lista “Stampa libera e indipendente” sono stati eletti tutti per acclamazione, a conferma dell’unanime decisione di “ripartire insieme e uniti più che mai”: presidente Giuseppe Sarlo; componenti del consiglio direttivo Pino Brosio, Saverio Ciccarelli, Pietro Comito, Enrico De Girolamo, Stefania Marasco, Mimmo Famularo, Francesco Ridolfi ed Eleonora Rombolà; revisori dei conti effettivi Imperio Assisi, Tiziana Adamo e Pasquale La Gamba; supplenti Bruno Vellone e Caterina Sorbilli.
Un circolo fortemente rappresentativo di tutte le realtà editoriali della provincia, che – recita lo Statuto “gode del patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria ed opera in quanto ufficialmente riconosciuto dal Sindacato Giornalisti della Calabria”.

Parole importanti, in tal senso, sono state espresse dal presidente Soluri, il quale ha sollecitato a “proseguire lungo una strada e un obiettivo comune, che porti l’intera categoria a raggiungere i risultati sperati. Per far ciò – ha precisato – il Circolo Vibonese della Stampa può contare sull’appoggio dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria”.
Profonde le considerazioni del vescovo Luigi Renzo. “Finalmente – ha detto il vescovo – riusciamo a coagulare questo progetto di unità”. Poi, richiamando il valore etico e deontologico della professione, ha suggerito un impegno sostanziale “verso una comunicazione, oltre che un’informazione, che punti al cuore dei problemi, rendendo edotta la popolazione di ciò che accade in questa terra, per realizzare pienamente i precetti di un mestiere fulcro della democrazia”. “La nostra categoria – ha sottolineato mons. Luigi Renzo – ha bisogno di rapporto umano per sviluppare la capacità di raggiungere il cuore della gente e per essere, soprattutto, foriera di Verità”.

Il richiamo ad una “presa di coscienza della professione giornalistica” è stato fatto dal segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, il quale si è soffermato sui “ripetuti attacchi sferrati alla categoria. Attacchi – ha sottolineato – che i giornalisti potranno respingere soltanto se, oltre a tenere alta la bandiera dei valori etici e deontologici, non rinunceranno a rivendicare e difendere i loro diritti di lavoratori, invece di accettare passivamente di lavorare gratuitamente o accontentarsi di cifre da elemosina che ne offendono la dignità professionale e umana”.
Partendo dall’attacco sferrato dal Governo alle professioni, “che rischia seriamente di cancellare con un colpo di spugna i pubblicisti, ossatura indispensabile dei giornali italiani”, Carlo Parisi ha denunciato “il disegno ben preciso di smantellare la professione giornalistica”. Ha, quindi, ricordato “l’art. 8 della manovra finanziaria, che ha assestato un duro colpo ai diritti dei lavoratori ed il rischio che le sane casse dell’Inpgi, l’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani, impeccabilmente guidato dal presidente Andrea Camporese, finiscano nel mirino di chi pensa di risollevare il bilancio del Paese con i soldi accantonati grazie al lavoro ed ai sacrifici dei giornalisti italiani”.

Carlo Parisi ha, quindi, invitato a riflettere su alcuni dati allarmanti: su 110 mila giornalisti italiani solo 45 mila sono noti all’Inpgi, quindi hanno una posizione previdenziale attiva, e fra i 25 mila lavoratori autonomi e parasubordinati il 62 per cento denuncia redditi inferiori ai 5mila euro. “Cifre – ha detto il segretario del sindacato – che devono farci seriamente riflettere se vogliamo che questo mestiere non sia trattato alla stregua di un hobby nel quale, nella maggioranza dei casi, a conti fatti sono i giornalisti a pagare gli editori, considerato che, a fronte dei pochi euro ad articolo – quando vengono corrisposti – vanno sottratte le spese di telefono, carburante, tempo impiegato e, persino, l’euro speso per l’acquisto della copia del giornale per il quale si scrive che, paradossalmente, serve ad alimentare la diffusione”.
“Molto è stato fatto – ha ricordato Carlo Parisi – grazie all’azione del sindacato dei giornalisti, supportato dal proprio Ufficio Legale, e dal Servizio Ispettivo dell’Inpgi che, in Calabria, ha fatto emergere numerosi casi di lavoro nero o di mortificante sfruttamento perpetrato con umilianti contratti o ammalianti promesse sempre disattese; tanto si sta facendo, tanto ancora bisogna fare partendo dal principio che lavorare gratis oggi significa lanciare agli editori il messaggio che i giornalisti possono tranquillamente lavorare senza essere pagati.
Ed ancora: se aumentano le collaborazioni gratuite o malpagate vengono messi a repentaglio tutti gli altri posti di lavoro creando una giungla nella quale a pagare, salatamente, sono solo i giornalisti”.

Un capitolo a parte, il segretario del sindacato dei giornalisti calabresi lo ha dedicato agli uffici stampa pubblici, un universo che nella sola regione Calabria, se venisse applicata la Legge 150/2000, potrebbe dare lavoro ad almeno 500 giornalisti.
“Non vi accontentate del contrattino a termine o del co.co.co. offertovi dal politico di turno”, ha ammonito Parisi. Essere “scelti” dall’amministratore in carica significa, nella maggioranza dei casi, perdere quasi sempre il posto di lavoro “quando cambia il vento”. E ritrovarsi a 40-50 anni, nella migliore delle ipotesi, senza più un lavoro significa rischiare, drammaticamente, di essere tagliati fuori per sempre dal mercato del lavoro.

“Pretendiamo, dunque – ha ammonito Parisi – concorsi pubblici seri e trasparenti, che assicurino posti a tempo indeterminato e, soprattutto, mettano chi lavora nelle condizioni di essere valutato per la propria professionalità e non per la propria appartenenza politica, il grado di parentela o di «amicizia» più o meno stretta o particolare, che finiscono per creare un rapporto di «schiavitù reverenziale» che annulla anche la più elementare autonomia professionale e umana”.

Nella sua relazione introduttiva, Peppe Sarlo, oltre a delineare quella che sarà l’azione del circolo e ad illustrare i contenuti dello statuto, ha voluto sottolineare la presenza importante dei giornalisti che hanno contribuito, in passato, ai successi del circolo, come Marcello Colloca e Franco Inzillo. Un Circolo, quello Vibonese, che fa parte della Conferenza Regionale dei Circoli della Stampa e riprende, dunque, le sue attività dopo l’interruzione del 2005, saldo nei principi e negli obiettivi di sempre. Il consiglio direttivo eletto oggi rimarrà in carica per i prossimi quattro anni, che si preannunciano ricchi di momenti di aggregazione e che, certamente – hanno ribadito in molti – si annunciano come tempi in cui Vibo Valentia potrebbe conoscere un nuovo sussulto culturale e intellettuale.

Sul fronte dell’impegno sociale, il primo grido d’appello del Circolo Vibonese della Stampa è stato lanciato su proposta del giornalista Michele Garrì: “No alla chiusura del reparto di oncologia dell’Ospedale di Tropea”. Uno scrosciante applauso dell’Assemblea ha sottolineato l’unanime impegno dei giornalisti vibonesi contro una decisione, assurda e scellerata, che rischia di far pagare con la vita i disastri di una sanità che continua a penalizzare i più deboli ed i più bisognosi di cure e di speranza.