“Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo” è il titolo dell’incontro col sociologo Franco Garelli, docente di sociologia dei processi culturali e sociologia delle religioni dell’università di Torino, organizzata dalla diocesi di San Marco Argentano-Scalea per oggi - mercoledì 30 novembre - alle ore 17, presso il Teatro "Urbano II" di San Marco Argentano. Moderato dal sociologo Vincenzo Bova, ordinario di sociologia dei fenomeni politici dell’Unical, il convegno sarà concluso dal vescovo mons. Leonardo Bonanno.
In un territorio regionale e provinciale in cui fra le altre cose il folklore e religiosità si mescolano a riti che spesso sfiorano il pagano, perdendo di vista l’essenzialità, si pensi fra le altre cose alle processioni ed alle feste religiose, l’approccio sociologico che si è voluto offrire all’incontro potrebbe rappresentare un utile momento di riflessione per discutere ed approfondire tematiche di principale importanza in una società in movimento e sempre più secolarizzata. “Il nostro paese presenta da sempre - si legge nell’invito all’incontro - un profilo religioso singolare, per ovvie ragioni storico culturali. A ciò si sovrappongono oggi nuovi fenomeni che ribadiscono ed esaltano questa peculiarità. Da sempre nazione cattolica per antonomasia, in tempi recenti l’Italia ha distillato un cocktail religioso in cui agli ingredienti risaputi del passato si mescolano quelli insoliti del presente: una Chiesa sempre più attiva nell’arena pubblica, che dà battaglia sui temi della vita, della famiglia e della bioetica, ma anche molte persone che si definiscono cattoliche pur vivendo in modo del tutto secolarizzato: l’emergere di individualismo religioso e spiritualità alternative – si aggiunge – accanto ad una fede tradizionale riscoperta grazie agli immigrati mussulmani che sembrano praticare il proprio credo in modo più impegnato dei cristiani: un sentimento religioso più diffuso o una maggiore presenza ai riti rispetto agli altri paesi europei, ma anche la prevalenza di una fede dubbiosa su quella certa: una nuova voglia di sacro o di figure religiose carismatiche, insieme alla crescita di un’appartenenza senza credenza”.
“Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo” è il titolo dell’incontro col sociologo Franco Garelli, docente di sociologia dei processi culturali e sociologia delle religioni dell’università di Torino, organizzata dalla diocesi di San Marco Argentano-Scalea per oggi - mercoledì 30 novembre - alle ore 17, presso il Teatro "Urbano II" di San Marco Argentano. Moderato dal sociologo Vincenzo Bova, ordinario di sociologia dei fenomeni politici dell’Unical, il convegno sarà concluso dal vescovo mons. Leonardo Bonanno.
In un territorio regionale e provinciale in cui fra le altre cose il folklore e religiosità si mescolano a riti che spesso sfiorano il pagano, perdendo di vista l’essenzialità, si pensi fra le altre cose alle processioni ed alle feste religiose, l’approccio sociologico che si è voluto offrire all’incontro potrebbe rappresentare un utile momento di riflessione per discutere ed approfondire tematiche di principale importanza in una società in movimento e sempre più secolarizzata. “Il nostro paese presenta da sempre - si legge nell’invito all’incontro - un profilo religioso singolare, per ovvie ragioni storico culturali. A ciò si sovrappongono oggi nuovi fenomeni che ribadiscono ed esaltano questa peculiarità. Da sempre nazione cattolica per antonomasia, in tempi recenti l’Italia ha distillato un cocktail religioso in cui agli ingredienti risaputi del passato si mescolano quelli insoliti del presente: una Chiesa sempre più attiva nel
“Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo” è il titolo dell’incontro col sociologo Franco Garelli, docente di sociologia dei processi culturali e sociologia delle religioni dell’università di Torino, organizzata dalla diocesi di San Marco Argentano-Scalea per oggi - mercoledì 30 novembre - alle ore 17, presso il Teatro "Urbano II" di San Marco Argentano. Moderato dal sociologo Vincenzo Bova, ordinario di sociologia dei fenomeni politici dell’Unical, il convegno sarà concluso dal vescovo mons. Leonardo Bonanno.
In un territorio regionale e provinciale in cui fra le altre cose il folklore e religiosità si mescolano a riti che spesso sfiorano il pagano, perdendo di vista l’essenzialità, si pensi fra le altre cose alle processioni ed alle feste religiose, l’approccio sociologico che si è voluto offrire all’incontro potrebbe rappresentare un utile momento di riflessione per discutere ed approfondire tematiche di principale importanza in una società in movimento e sempre più secolarizzata. “Il nostro paese presenta da sempre - si legge nell’invito all’incontro - un profilo religioso singolare, per ovvie ragioni storico culturali. A ciò si sovrappongono oggi nuovi fenomeni che ribadiscono ed esaltano questa peculiarità. Da sempre nazione cattolica per antonomasia, in tempi recenti l’Italia ha distillato un cocktail religioso in cui agli ingredienti risaputi del passato si mescolano quelli insoliti del presente: una Chiesa sempre più attiva nell’arena pubblica, che dà battaglia sui temi della vita, della famiglia e della bioetica, ma anche molte persone che si definiscono cattoliche pur vivendo in modo del tutto secolarizzato: l’emergere di individualismo religioso e spiritualità alternative – si aggiunge – accanto ad una fede tradizionale riscoperta grazie agli immigrati mussulmani che sembrano praticare il proprio credo in modo più impegnato dei cristiani: un sentimento religioso più diffuso o una maggiore presenza ai riti rispetto agli altri paesi europei, ma anche la prevalenza di una fede dubbiosa su quella certa: una nuova voglia di sacro o di figure religiose carismatiche, insieme alla crescita di un’appartenenza senza credenza”.
l’arena pubblica, che dà battaglia sui temi della vita, della famiglia e della bioetica, ma anche molte persone che si definiscono cattoliche pur vivendo in modo del tutto secolarizzato: l’emergere di individualismo religioso e spiritualità alternative – si aggiunge – accanto ad una fede tradizionale riscoperta grazie agli immigrati mussulmani che sembrano praticare il proprio credo in modo più impegnato dei cristiani: un sentimento religioso più diffuso o una maggiore presenza ai riti rispetto agli altri paesi europei, ma anche la prevalenza di una fede dubbiosa su quella certa: una nuova voglia di sacro o di figure religiose carismatiche, insieme alla crescita di un’appartenenza senza credenza”.