Otto torri sullo Jonio: “Mercatini di Mirto pericolosi”
Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa dell'associazione Otto torri sullo Jonio che reclama la pericolosità dei Mercatini di Mirto sulla SS 106
Mercatini di Natale sulla SS106 a Mirto Crosia, iniziativa poco responsabile perché pericolosissima per la sicurezza di automobilisti e pedoni, disagevole in termini di fruibilità e parcheggi ma, soprattutto, lontana anni luce dagli obiettivi e dagli strumenti di promozione dei centri storici e dell’identità, che, altrove, costituiscono la via maestra verso il consolidamento di efficaci politiche per i turismi. L’ubicazione dei Mercatini di Mirto, esattamente a bordo strada, in quel tratto urbano della SS106, oltre a rappresentare un aggravamento del già esistente problema dell’indisturbato non rispetto del codice della strada (con soste e parcheggi selvaggi ad ogni del giorno e della notte!), di ingorgo e coda per quanti sono costretti ad attraversare la cittadina, costituisce anche il manifesto eloquente di come, in questo territorio, complici spesso le istituzioni pubbliche, ci si dimostri poco capaci di fare turismo e proporre eventi, valorizzando e monetizzando il proprio prezioso patrimonio.
Ma come si può anche soltanto immaginare di organizzare dei mercatini di Natale fin quasi sulla SS106? Ma questa arteria è, oppure no, la “strada della morte”? Perché se così è, come si ripete ipocritamente ad ogni incidente mortale, quale valutazione del rischio avrebbe teoricamente fatto chi ha e chi è stato autorizzato ad organizzarvi, a margine, degli eventi di intrattenimento per famiglie e bambini? Ma è mai possibile che nel territorio di Mirto e di Crosia non vi erano altre piazze, adeguate e meglio utilizzabili per ospitare eventi di partecipazione popolare, più facilmente raggiungibili, visitabili e sufficientemente lontane da importanti arterie di traffico costante e di mezzi di tutte le taglie? Ma Mirto ha oppure no un centro storico degno di questo nome, che è Crosia, di cui è frazione? Ma quale emozione dovrebbe trasmettere all’ospite un quadrato circondate da case non certo da cartolina, lato SS106, forzatamente trasformato in mercato di Natale, sommerso da rumori e fumi di scarico di centinaia e centinaia di macchine e camion pesanti, obbligati a passare da quel tratto per dirigersi a Nord o a Sud? Ma se non si punta alla valorizzazione e fruizione del proprio inimitabile centro storico, proprio in questo periodo natalizio e con l’atmosfera tipica di questi eventi, allora quando? E come? Ma è mai possibile che il Sindaco della Città, celere nella concessione del patrocinio morale, così come celere sarà forse stato il nulla osta in termini di rischi, non si sia affatto preoccupato dell’occasione persa per il centro storico? Ma più in generale fino a quando ancora, e non solo a Mirto, si continuerà ad auto convincersi, senza fondamento, che i centri storici non attraggono e che l’ospite preferisce essere circondato, nell’intrattenimento, dal brutto che domina e fotografa scali, marine e frazioni costiere?
Purtroppo, la scelta di ubicare a bordo SS106 questo come altri eventi (a Mirto succede spesso!), tra l’altro pare con il contributo ed il patrocinio di enti pubblici, rappresenta la certificazione di come si sia del tutto ignoranti rispetto alle dinamiche ed alle tendenze dei turismi su scala globale e di come si sia del tutto impreparati, pubblico e privato, rispetto al potenziale turistico e quindi economico custodito dal patrimonio storico, culturale e identitario di cui dispone ogni centro storico di questa terra. I Mercatini di Mirto sulla SS106 sono la dimostrazione inequivocabile di come, troppo spesso, questa regione, forse per mancanza di confronto con quanto avviene nel resto del mondo, rimanga invischiata nello scimmiottamento di cliché di importazione, superati altrove e che non producono alcun effetto nel medio e lungo termine. Lo sviluppo turistico sostenibile della Calabria sarà dettato solo ed esclusivamente dalla capacità di saper vendere quello che si ha sotto gli occhi. L’identità dei centri storici, lasciati all’abbandono ed all’isolamento, resta la sola via d’uscita, sostenibile e, ciò che è più importante, occupazionale. Perché i cinesi potranno anche copiare Mirto, senza forse saper che farsene, Crosia e la sua identità, no! Mai. Ed è per questo che è qui che bisogna investire.
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