Prati: “continuano a piovere sulla sanità calabrese polemiche, sospetti intrighi”
Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa del vicepresidente della Provincia di Crotone Ubaldo Prati sugli attacchi alla sanità calabrese
"Continuano a piovere sulla sanità calabrese polemiche, sospetti, intrighi: di tutto e di più. E mentre si svolge questo carnevale della delegittimazione, tra decurtazione di risorse, tagli di servizi, riduzione di personale, chiusura di strutture, il malato calabrese diventa un assistito da terzo mondo, costretto a trovare vie di fuga per curarsi o addirittura per sopravvivere. Tutto questo clima avvelenato contribuisce ancora una volta ad aumentare la sfiducia, a proseguire nell’opera di smantellamento che da qualche parte è stata decisa ai danni della sanità calabrese e che viene pagata interamente dalla nostra gente, già duramente colpita da crisi economica, tagli delle linee di comunicazione (aeroporti, ferrovie, strade statali), mancanza di attenzione verso il meridione, disoccupazione, centri di ricerca e poli scientifici di eccellenza che cercano di lavorare tra mille difficoltà. Dobbiamo chiudere tutto? Dobbiamo esporre ai confini della Calabria il cartello “chiuso per cessazione di attività?”. Ce lo dicano i vari “tavoli Massicci !”, perché così non è possibile andare avanti, né come operatori della sanità, costretti ad esercitare la professione con mezzi sempre più scarsi e limitati, in strutture sempre più inadeguate, né come cittadini calabresi, che per vedere attuato un diritto costituzionalmente garantito devono recarsi fuori regione e sobbarcarsi spese che spesso non si possono sostenere se non con grossi sacrifici familiari. E’ lecito sulla salute fare solo un ragionamento sui costi e non tenere in considerazione nessun altro aspetto? E’ lecito operare tagli indiscriminati in un settore e in una regione che non ha gli stessi parametri di efficienza e di disponibilità di mezzi, risorse e strutture di altre regioni più sviluppate e ricche? E’ lecito, insomma, infierire sui poveri, su chi già è ai livelli minimi della qualità della vita e a cui non si può irresponsabilmente e cinicamente dire: “arrangiati” ? Arrangiarsi qui significa solo farsi il segno della croce e affidarsi alla protezione divina. Siamo pronti a farlo, ma ce lo devono dire i signori tecnici detentori del sapere e del potere di decidere di che morte dobbiamo morire."