Catanzaro, Wanda Ferro ricorda la strage di capaci
Di seguito una dichiarazione del presidente della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro, alla vigilia dell’anniversario della Strage di Capaci: “Domani, 23 maggio, ricorre il ventesimo anniversario della Strage di Capaci. Venti anni che non hanno affatto attenuato l’orrore e lo sgomento per il terribile attentato con il quale la mafia ha cancellato le vite del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo, e dei tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Vent’anni dopo, ancora le immagini di un’esplosione ci hanno restituito lo stesso orrore, la stessa paura, lo stesso dolore per l’inutile sacrificio di una vita innocente. Da Giovanni Falcone a Melissa Bassi, è lunghissimo l’elenco di vittime della mafia, del terrorismo, della violenza criminale: tanti magistrati, uomini in divisa, fedeli servitori dello Stato, ma anche tanti morti per caso, gente comune finita nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Tenere acceso il sacro fuoco del ricordo è un dovere morale delle istituzioni e della società civile nella sua interezza. Un ricordo che non sia vuota celebrazione, ma un costante impegno civile per la costruzione di una società che sappia affermare i valori della giustizia, della legalità, del dovere, del merito, della solidarietà e della partecipazione democratica.
Giovanni Falcone diceva che ‘la mafia è un fenomeno terribilmente serio e grave, che va combattuto non pretendendo l'eroismo di inermi cittadini, ma coinvolgendo nella lotta le forze migliori delle istituzioni’. Per questo il 23 maggio deve essere così il giorno del ricordo, ma anche il giorno del rinnovato impegno da parte delle forze politiche e delle istituzioni del nostro Paese, del Sud in particolare, a praticare un’azione quotidiana di legalità, di trasparenza, di impegno unicamente rivolto al bene comune, di rifiuto deciso e senza ambiguità di ogni forma di connivenza o di semplice tolleranza rispetto a quella sotto cultura dell’abuso, del privilegio, dell’illegalità, su cui le organizzazioni criminali costruiscono silenziosamente il loro strapotere, facendo quotidianamente strage delle opportunità e delle speranze di rinascita della nostra terra. I protagonisti di questa rivoluzione culturale devono essere innanzitutto i giovani: sono loro a dover costruire nella scuola, nell’università, nelle famiglie, una solida cultura delle regole e del rispetto dell’altro. Sono loro a dovere negare quel consenso senza il quale, come diceva Paolo Borsellino, ‘anche l'onnipotente mafia svanirà come un incubo’”.