Caputo: il no a tutto non unisce un territorio
La questione di civiltà, di metodo e di cittadinanza, unanimemente condivisa sul no incondizionato alla soppressione del Tribunale di Rossano ha dimostrato e sta dimostrando che, sulle grandi sfide di questa terra, popolazioni ed istituzioni ignorano ogni forma di distinzione, preferendo l’utilità e l’efficacia delle battaglie comuni. Soprattutto la Sibaritide ed il basso ionio hanno il diritto di rivendicare, in tutte le forme di espressione consentite, decenni e decenni di evidenti disattenzioni e di scarsa incisività da parte dei governi nazionali. – Lo scrive in una nota Giuseppe Caputo – Presidente I Commissione Regionale Affari Istituzionali - Così come hanno il dovere, cosa che sta avvenendo, di ricercare con intelligenza, equilibrio e senso di responsabilità tutte le necessarie e naturali convergenze sulla vicenda del Tribunale certo, ma, più in generale, su tutte le prospettive di sviluppo sostenibile di questa importante zona della Calabria.
Alla protesta ed alla puntualità da sempre dimostrate su criticità spesso subite o non adeguatamente aggredite, questo stesso territorio deve saper però dimostrare anche un’altra capacità che è costruttiva e duplice: anzi tutto quella di non piegarsi al clima esasperato e generalizzante dell’antipolitica montante; e poi, soprattutto, quella di saper guardare, con i piedi per terra, alle reali condizioni ed alle praticabili e non teoriche vie di sviluppo dei prossimi anni. Il no a tutto, a qualsiasi cosa, a qualsiasi progetto, finanche a qualsiasi discussione e possibilità di confronto su questioni aperte, trascinatesi ed incancrenitesi per decenni rischierebbe, infatti, soltanto di provocare corti circuiti istituzionali, con una deleteria confusione di ruoli e funzioni. Sul no a tutto non c’è e non può esserci alcuna vera unità territoriale. Il mondo dell’associazionismo, di qualsiasi formazione e natura, ha certamente il diritto di manifestare un’insoddisfazione generale sulla quale, d’altronde, sarebbe difficile fare dei distinguo da parte di chiunque. Allo stesso tempo, tuttavia, associazioni e cittadini hanno il dovere civico, così come l’esperienza unitaria nella difesa del Tribunale di Rossano sta dimostrando, di condividere con le istituzioni scelte di ascolto e collaborazione sulla ricerca di soluzioni praticabili e non lunari, senza fughe in avanti né strumentalizzazioni utili solo ad incendiare gli animi, senza risolvere nulla, semmai dividendo.
Il ruolo delle istituzioni, dagli enti locali a quelli sovra-comunali agli stessi ordini di categoria professionale, è tutt’altro! Non di protesta tout court, ma di proposta e di confronto anche durissimo, a tutti i livelli, per trovare e dare risposte serie alle istanze democratiche. Altra cosa è pensare di cavalcare polemiche generalizzate contro tutto e contri tutti, magari invocando l’Eden in terra senza però preoccuparsi di come affrontare, in concreto e nell’emergenza gli innumerevoli problemi quotidiani che deve affrontare un sindaco, una comunità ed un territorio: dalla gestione responsabile dei rifiuti alla fame di lavoro alla tutela del diritto alla salute. Il semplice agganciarsi a qualsiasi forma di contestazione, a prescindere da contenuti, metodi e obiettivi, non è certo il modo migliore per dimostrare di essere un territorio unito. Produrrebbe soltanto illusioni per le popolazioni, lasciando del tutto invariato il quadro delle infinite questioni aperte e sotto gli occhi di tutti. Serve semmai più equilibrio, più senso di responsabilità e capacità reale di assumersi ognuno le proprie responsabilità, soprattutto chi oggi riveste ruoli pubblici di riferimento, a qualsiasi titolo; evitando, ad esempio, che una qualsiasi manifestazione promossa da comitati spontanei o associazioni possa trasformarsi in un’utilissima occasione demagogica da cavalcare, destinata però ad esaurirsi nello spazio di un mattino.