Abramo chiede un vertice per discutere del sistema universitario calabrese
Una riunione al ministero dell’Università con i rettori delle tre Università calabresi, il presidente della Regione e i Sindaci delle città che ospitano gli Atenei “allo scopo di rafforzare con un’intesa solidale il Sistema Universitario Calabrese e programmare il futuro, puntando sulle eccellenze che ciascuno degli Atenei vanta ed evitando l’inizio di una nuova guerra di campanile dagli effetti imprevedibili e devastanti”.
E’ questa la richiesta contenuta nella lettera inviata dal sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, al ministro dell’istruzione, università e ricerca scientifica, prof. Francesco Profumo, e per conoscenza ai rettori dell’Unical, prof. Giovanni Latorre, della Magna Graecia, prof. Aldo Quattrone, e della “Miditerranea” prof. Pasquale Catanoso, nonché al Presidente della Giunta Regionale Giuseppe Scopelliti.
L’iniziativa di Abramo è dettata dalle notizie relative alla convenzione stipulata dall’ASP di Cosenza con l’Università La Sapienza di Roma per l’attivazione di 30 posti per professioni sanitarie, primo passo – secondo alcuni – per l’istituzione di una seconda facoltà di medicina in Calabria.
Scrive Abramo: “La presenza sul territorio calabrese di tre prestigiose Università – Unical, Magna Graecia, Mediterranea – ha rappresentato e rappresenta il principale elemento di crescita e di dinamismo nella difficile situazione sociale ed economica della nostra regione.
Le tre Università – ognuna con le sue pecularietà – hanno consentito a migliaia di calabresi di conseguire la laurea, di acquisire un prezioso bagaglio di conoscenze e di aprirsi al mondo del lavoro con maggiori possibilità di successo. Gli Atenei calabresi si caratterizzano per una proficua e innovativa attività di ricerca che li pone, significativamente, in posti di assoluto rilievo nel campo della ricerca scientifica italiana ed europea.
E proprio la diversificazione dell’offerta didattica tra Catanzaro, Rende e Reggio Calabria ha permesso di realizzare un vero e proprio Sistema Universitario Calabrese, capace di attrarre migliaia di giovani per la qualità della didattica e della ricerca e di porsi ambiziosamente l’obiettivo di diventare presto il Polo Universitario al centro del Mediterraneo.
A questa visione alta della questione universitaria si contrappone purtroppo la visione miope e ristretta di taluni settori che puntano a frantumare il Sistema Universitario Calabrese, introducendo elementi di divisione e di campanilismo.
Iniziative che si muovono anche al di fuori della delicata situazione economica del Paese che non solo non consente sprechi e sovrapposizioni, ma impone di utilizzare al meglio le risorse esistenti. Resiste in alcuni la tentazione di moltiplicare le strutture, il desiderio di creare sotto casa istituzioni e servizi che già esistono e sono a portata di mano.
Senza giri di parole, inquadro in questa deleteria logica del campanile l’iniziativa assunta dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza di convenzionarsi con l’Università La Sapienza di Roma per attivare corsi per 30 posti di professioni sanitarie. Secondo i promotori dell’iniziativa, si tratterebbe del primo pilastro per la nascita a Cosenza della seconda facoltà di medicina calabrese dopo quella, già esistente da decenni, di Catanzaro, città che dista appena 90 chilometri.
L’iniziativa intanto appare anomala e probabilmente assunta al di fuori delle competenze strette dell’ASP, con una spesa che difficilmente potrà essere giustificata all’interno del Piano di rientro della sanità, stante la sua palese inutilità.
In secondo luogo, l’ASP di Cosenza avrebbe potuto stabilire tale rapporto di collaborazione con la Facoltà di Medicina più vicina, quella di Catanzaro, invece di porsi in diretta contrapposizione con questa realtà ormai consolidata.
Infine – ed è questo il punto più importante – l’improvvida iniziativa assunta dall’ASP di Cosenza non tiene conto che la Facoltà di medicina di Catanzaro è già, nei fatti, una struttura al servizio dell’intera regione, con la presenza di centinaia di studenti, ricercatori e specializzandi provenienti dalla città e dalla provincia cosentina. Allo stesso modo in cui centinaia di studenti catanzaresi frequentano con successo i corsi di Ingegneria, Economia, Scienze Matematiche, etc.
La qualità dell’offerta formativa del campus di Germaneto è stata proprio nei giorni scorsi riconosciuta dal presidente del CNR, prof. Luigi Nicolais, che ha definito l’ateneo catanzarese “un luogo d’eccellenza che a livello strutturale non ha eguali nel Meridione d’Italia”.
E allora, mi chiedo, che senso ha puntare a duplicare una Facoltà esistente e perfettamente funzionante, quando la stessa legge 240 sull’organizzazione delle Università parla chiaramente di revisione e razionalizzazione dell’offerta formativa con la conseguente disattivazione dei corsi di studio, delle facoltà e delle sedi universitarie decentrate ? E, ancora la 240, ipotizza addirittura fusioni tra Atenei per ottimizzare le risorse ed evitare sprechi”.