Cirò, legalità: il cinema di Libera sotto le stelle
Sesta programmazione socio-culturale estiva “Cirò, Città del Vino e di Lilio”. Cinema, solidarietà e legalità sotto le stelle. “Libero Cinema in Libera Terra”, il Festival Itinerante sui beni confiscati alla mafia promosso da Libera, fa tappa in città. Domani, giovedì 12 luglio, in Piazza della Repubblica Alle ore 21, proiezione del film-documentario sul fenomeno dell’immigrazione, Mare Chiuso del regista Andrea Segre.
Dopo la firma del protocollo d’intesa con il comune di Saracena, Città del Moscato Passito, iniziativa per la promozione dei turismi e la valorizzazione del terroir, prevista per oggi alle ore 19 presso la terrazza del Palazzo dei Musei, continuano gli appuntamenti della sesta programmazione socio-culturale estiva proposta dall’Esecutivo guidato da Mario Caruso.
Libero Cinema in Libera Terra, giunto alla settima edizione, è il festival patrocinato dal Parlamento Europeo, e promosso dall’associazione Libera e dalla Cinemovel Foundation, nato con l’obiettivo di portare il cinema nelle comunità dove sono stati confiscati beni alla mafia. Una vera e propria carovana che tocca 11 regioni e 21 città. L’evento itinerante si concluderà il 24 luglio.
Mare Chiuso – la trama. Tra il maggio 2009 e il 2010 diverse centinaia di migranti africani sono stati intercettati nel canale di Sicilia e respinti in Libia dalla marina militare e dalla guardia di finanza italiana; in seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi tutte le barche dei migranti venivano sistematicamente ricondotte in territorio libico, dove non esisteva alcun diritto di protezione e la polizia esercitava indisturbata varie forme di abusi e di violenze. Non si è mai potuto sapere ciò che realmente succedeva ai migranti durante i respingimenti, perché nessun giornalista era ammesso sulle navi e perché tutti i testimoni sono poi stati destinati alla detenzione in Libia. Nel marzo 2011 con lo scoppio della guerra in Libia, tutto è cambiato. Migliaia di migranti africani sono scappati e tra questi anche profughi etiopi, eritrei e somali che erano stati precedentemente vittime dei respingimenti italiani e che si sono rifugiati nel campo UNHCR di Shousha in Tunisia, dove i due registi li hanno incontrati. Nel documentario sono loro a raccontare in prima persona cosa vuol dire essere respinti; sono loro a descrivere esattamente cosa è accaduto su quelle navi. Delle testimonianze dirette che ancora mancavano e che mettono in luce le violenze e le violazioni commesse dall'Italia ai danni di persone indifese, innocenti e in cerca di protezione. Una strategia politica che ha purtroppo goduto di un grande consenso nell'opinione pubblica italiana, ma per le quali l'Italia è stata recentemente condannata dalla Corte Europea per i Diritti Umani in seguito ad un processo storico il cui svolgimento fa da cornice alle storie narrate nel documentario.