Cosenza: due giorni di musica etno-popolare
L’estate cosentina prosegue con due serate di intrattenimento, all’insegna dell’identità musicale calabrese, in altrettanti quartieri della città. Martedì 28 agosto, alle ore 21.00, via Popilia, nella zona anfiteatro, ospita la seconda edizione di “Note sotto le stelle” con il gruppo folk popolare “Ni chiamanu i briganti”. Sette artisti, tra musicisti e cantanti, fanno rivivere il meglio della tradizione musicale calabrese attraverso i suoi strumenti popolari quali la fisarmonica, il mandolino, il flauto traverso, l’organetto, l’ocarina, accanto ai più moderni tastiera, chitarra, sax e clarinetto. Identità musicale ma anche visiva, giacché il gruppo – tutto di professionisti dediti per lo più all’insegnamento della musica e guidati da Pietro Marano - si presenta in costume tipico calabrese. La serata, presentata da Fabio D’Ippolito, ha anche una special guest nel duo composto da Fausto Guido (tastiera e fisarmonica) e Maurizio Aloise (voce) che fanno da vivace contrappunto con un repertorio del tutto diverso, che spazia dai classici della musica napoletana a quella degli anni 60.
Mercoledì 29 agosto, sempre alle ore 21.00, l’intrattenimento si sposta nell’anfiteatro di Serra Spiga. Protagonista è il gruppo etnofolk dei Bashkim, che nasce nel 2006 dall'incontro fra tre musicanti vagabondi: Rocco Marco Moccia (testi,voce,chitarra,organetto) fondatore storico, Antonello Di Turi (tamburi a cornice) e Davide Grillo (organetto), tutti accomunati dalla passione per la musica popolare,etnica e tradizionale. Il lavoro svolto durante questi anni ha portato il gruppo ad ingrandirsi e ad avvalersi di numerose collaborazioni. Si sono aggiunti al gruppo Alessandra Colucci (percussioni,cori), Francesco Falcone (basso), Piergiuseppe Maggi (fisarmonica), Oreste Sandro Forestieri (zampogna,ciaramella,fiati,mandola), Angelo Le Rose (zampogna), Maria Francesca Cortese (ballerina). Il repertorio del gruppo è incentrato sulla valorizzazione dei canti popolari del meridione d'Italia e comprende tarantelle calabresi, tammorriate campane, pizziche pugliesi accanto a melodie balcaniche e a musiche e canti inediti del gruppo. Il sound, oltre ad essere fortemente influenzato dalle tradizioni orali del nostro sud, compresa quella Arbereshe, affascinante per i suoi ritmi orientaleggianti e per l’alone malinconico ma comunque speranzoso che la contraddistingue, si arricchisce di elementi che provengono da altre culture musicali come il blues, il jazz e le tradizioni africane.