Regione: Ciarletta fa il punto sull’annullamento delle Giunte
La consigliera regionale di parità Maria Stella Ciarletta, dopo la recente sentenza del Tar di Reggio Calabria, con la quale è stata annullata la Giunta comunale di Melito Porto Salvo per violazione dei principi costituzionali in materia di pari opportunità e rappresentanza di genere, analizza - attraverso un comunicato dell’ufficio stampa della Giunta regionale - alcuni principi chiave e innovativi che stanno prendendo piede nella recente giurisprudenza amministrativa. “I fatti che hanno determinato la ricorrente ad impugnare la composizione della Giunta – evidenzia Stella Ciarletta - sono sempre gli stessi in questi casi: il sindaco ha nominato assessori tutti di uno stesso genere, ignorando il risultato elettorale di una dei consiglieri eletti e ancor di più l'esigenza di avere un organismo esecutivo equilibrato in termini di presenze di entrambi i generi. Copione già visto e interpretato non solo in Calabria, ma purtroppo nei Comuni di tutta Italia, tant'è che la rivista on line Ingenere.it ha lanciato una vera e propria campagna per segnalare e mappare le Giunte fuori legge e se si vanno a leggere i dati, si scopre che l'Italia non è un paese per donne.
Sul sito http://www.ingenere.it/articoli/giunte-fuorilegge-al-il-censimento, scopriamo che dei soli Comuni con più di 5000 abitanti, ben 2176 (su 8.092) hanno giunte monosex, mentre le stragrande maggioranza delle giunte hanno solo una o due donne assessori, per lo più delegate proprio alle pari opportunità. Certo ci sono molte assessore donne con deleghe importanti e casi, come quello di Cagliari, dove le assessore sono più degli uomini, ma questi episodi sono percentualmente marginali e non possono permettere di creare un alibi alla politica per non sbloccare una situazione, oramai, antistorica. La sentenza del Tar di Reggio Calabria, di qualche giorno fa – spiega la consigliera regionale di Parità - va letta in questo contesto storico-politico, perché afferma, o forse è meglio dire ribadisce, alcuni principi fondamentali: il primo è che l'art.51 della Costituzione, che stabilisce il principio delle pari opportunità nelle cariche elettive, sia immediatamente precettivo e pertanto vincolante per l'amministratore locale, il quale non potrà più invocare la mancata previsione statutaria di un obbligo ad una composizione paritetica della Giunta, scaturendo questo obbligo direttamente da parametri normativi di rango superiore quali la Carta Costituzionale, appunto.Il secondo principio, su cui si è definitivamente espressa anche la Corte Costituzionale quest'anno, è che l'atto di nomina degli assessori non è un atto insindacabile in quanto provvedimento di natura politica, ma passibile di valutazione in sede giurisdizionale ogni qualvolta abbia violato una norma giuridica, come nel caso in questione dove il Sindaco ha disapplicato l'art. 51 della Costituzione e la legislazione vigente in materia di pari opportunità. Infine, richiamando una pronuncia recente pronuncia del TAR Lazio, la sentenza afferma che l'interesse ad una composizione paritetica della Giunta sia di carattere generale, esorbitando quello strettamente individuale della consigliera ricorrente ‘ad una equilibrata rappresentanza dei generi nella formazione di tutti gli organismi locali sì da garantire l'acquisizione alla concreta azione amministrativa, di tutto quel patrimonio, umano, culturale, sociale, di sensibilità e di professionalità, che risiede proprio nella diversità del genere’.
L'azione politica – sottolinea ancora Ciarletta - rimane naturalmente un'attività discrezionale, ma deve sempre rispettare i principi costituzionali e perseguire gli interessi della collettività, non potendo più invocare motivazioni inconsistenti sulla mancanza di donne, ma dovendo di volta in volta effettuare una vera e propria istruttoria per la ricerca di assessori di entrambi i generi, la cui esclusione dovrà rappresentare l'ultima ratio. Finalmente, grazie all'azione giudiziaria di semplici cittadini, associazioni, consigliere di parità si sta svestendo la questione della rappresentanza di genere dal pregiudizio delle “quote rosa” e si affronta, invece, come tema di democrazia paritetica, entrando nel pieno di una stagione di fermento riformatore, dove spetta agli organi legislativi, siano essi nazionali o regionali, la capacità di cogliere le istanze della società e introdurre meccanismi correttivi di un sistema politico ingiustamente squilibrato su un sesso, partendo, innanzitutto, da un serio dibattito sulla introduzione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale regionale”.