Le accuse del Pd Calabrese: il centrodestra non va oltre il Pollino
Dalla riunione di Lamezia Terme del commissario regionale del Pd Alfredo D'Attorre con i parlamentari, i consiglieri regionali, i presidenti di provincia e i sindaci , è emersa una analisi condivisa del fallimento politico del centrodestra a livello regionale. In quest’analisi lo scioglimento del comune di Reggio rappresenta un colpo durissimo per la città, di cui porterebbe la responsabilità della classe politica e amministrativa della destra che lo ha determinato. "Sul piano regionale – si legge nella nota diffusa a chiusura della riunione - il Pd ritiene che si sia consumata del tutto l'esperienza della Giunta Scopelliti e che occorra determinare le condizioni per un rapido ritorno alle urne. "Pensiamo che sia giusto che alla Calabria sia consentito di tornare a votare, così come nelle altre regioni italiane, Lazio e Lombardia in primis, in cui sono emersi fatti gravi.
"Figuriamoci se poteva mancare, per l'ennesima volta, la solita, lunare, giustizialista e rancorosa dichiarazione del Commissario regionale del Pd; il professor D'Attorre” sostengono, in una dichiarazione congiunta, il vice coordinatore vicario del Pdl calabrese, Antonio Gentile, ed il capogruppo del Pdl al Consiglio regionale Gianpaolo Chiappetta. Per i due è un parallelismo forzato quello tra la situazione di Reggio e la politica regionale di Scopelliti.
Si registra anche una nota del PD reggino, secondo cui "Reggio ha oggi l'occasione e la possibilità di aprire una nuova fase e segnare un nuovo inizio, a patto che sappia reagire con grande maturità e fare quadrato attorno ad un progetto di ricostruzione".
Ma al di là del fatto che l’analisi di D’Attorre e dei democratici regionali sia da alcuni condivisa e da altri osteggiata, essendo un’analisi politica, resta un fatto: il Pd in Calabria non riesce a incidere nella scena politica come succede nel resto d’Italia. Sarà la lunga e travagliata fase di commissariamento, sarà forse che su ogni questione non si distingue mai la posizione del partito, ma quella dei nomi forti,che siano consiglieri comunali, regionali, o Parlamentari, e che spesso non seguono neanche la stessa linea. Fatto sta che in Lombardia è Bersani a dire che l’esperienza Formigoni è esaurita: e il Governatore reagisce con una riunione assieme ad Alfano e Maroni, i segretari nazionali dei partiti che lo sostengono. Le questioni calabresi invece, che siano valide o meno, restano in Calabria, dando l’impressione di un Pd regionale che non riesce ad essere così forte da portare i suoi temi alla ribalta oltre il Pollino, e di un Pdl che non ha bisogno di scomodare segretari nazionali per rispondere ad accuse che può permettersi di definire “stucchevoli e rancorose”.