Reggio Calabria: la Madonna ritorna all’Eremo

Reggio Calabria Attualità Anna Foti

Ha fatto ritorno all’Eremo, il quadro Immacolato della Madonna della Consolazione dell’Avvocata del popolo reggino. La storia di devozione continua e l’emozione si rinnova. Fedeli, autorità civili al seguito del commissario Vincenzo Panico e religiose guidate dal Vescovo metropolita della Diocesi Reggio Calabria – Locri, monsignor Vittorio Mondello, al seguito della Vara della Madonna della Consolazione che ha mosso i suoi passi sulle gambe dei portatori. Fedeli ne hanno atteso l’uscita al Duomo dove si trovava dal mese di settembre, altri l’hanno seguita lungo il percorso, altri l’hanno attesa all’Eremo al suo arrivo sempre molto partecipato. Un pensiero ed una preghiera particolari sono stati rivolti ai malati, ai disabili, sempre copiosa la presenza della famiglia unitalsiana, a quella comunità sofferente che in tempi di crisi come quello attuale paga il prezzo più alto.

Era il 21 novembre 1567 quando il popolo reggino celebrò la prima festa in nome della Madonna della Consolazione, accorsa in aiuto durante la lunga pestilenza che quello stesso anno causò la morte di settecento dei settemila abitanti di Reggio e che dall’altra parte dello Stretto, a Messina, avrebbe continuato a mietere vittime anche nel 1568. Fu, proprio, il reggino fra’ Antonino Tripodi ad annunciare in modo prodigioso la liberazione della città dalla peste dopo l’apparizione dell’Immacolata ad essa nel 1577. Quella gratitudine e quella riconoscenza verso un tale atto di benevolenza scrissero la prima pagina di una storia di devozione e affidamento che oggi rappresenta una delle tradizioni più toccanti e suggestive della nostra cultura. Un dono di Fede rivolto al popolo reggino che ha saputo accogliere nel proprio cuore il mistero della Misericordia, lasciandosi consolare in un momento di buia disperazione.

E proprio per ricordare quel primo atto di riconoscenza che ogni anno la domenica successiva al 21 novembre, quest’anno ieri 25 novembre, la cittadinanza devota, non solo reggina, condivide la preghiera stretta quotidianamente nel proprio cuore e nel proprio intimo. L’occasione è quella del ritorno dal Duomo alla collina dove oggi sorge la basilica dell’Eremo e dove un tempo vi era quella terra benedetta perchè lavorata con quella fatica che nobilita le mani consumate degli umili contadini.

Al suo fianco San Francesco d’Assisi con le stimmate, una croce di legno e il libro della Regola Francescana e Sant’Antonio da Padova con il giglio e il libro di Teologia. Sul capo, due angeli a sostenere la corona e la palma del martirio e della gloria. Ecco come è raffigurata la Madonna della Consolazione, nel simbolo di adorazione e devozione che oggi chiamiamo Vara. Si tratta di un’opera realizzata su legno di noce da Nicolò Andrea Capriolo su commissione del gentiluomo reggino Camillo Diano che nello stesso 1547 lo donò alla comunità dei Cappuccini, che già nel 1532 si erano trasferiti all’Eremo, su terreno donato dal nobile Giovan Bernardo Mileto, in Cappelletta dedicata alla Madonna della Consolazione. Qui prima della collocazione del quadro commissionato, si venerava una immagine di più piccole dimensioni.

Attraverso di essa palpitano secolare la Fede e la Devozione e si conferma ogni anno quella tradizione che la vede condotta a spalla dai portatori dalla Basilica dell’Eremo, che la custodisce nella pala di altare in bronzo realizzata dallo scultore taurianovese Alessandro Monteleone, fino alla cattedrale del Duomo. Qui nel cuore della città, la sacra Effigie dimora ogni anno in attesa di essere riportata in novembre là sul monte dove tutto iniziò, come leggenda narra, un giorno mentre un contadino lavorava la terra. Una storia di Amore corrisposto e mai sopito. Si tratta della leggenda del ritrovamento prodigioso del quadro da parte dei contadini nelle pieghe della terra, dopo il quale il quadro sarebbe stato sollevato e trasportato da pescatori, in più occasioni, nel Duomo della città. Tuttavia ogni volta esso riappariva lì in collina, dove era stato rinvenuto. Così si intreccia quella storia antica che oggi chiama i fedeli reggini a seguire il quadro nei suoi pellegrinaggi in città, dalle sue alture silenziose e raccolte verso il mare ondeggiante e appassionato.