Roggiano Gravina, lettera aperta sul trasferimento di don Miche Coppa

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Riceviamo e pubblichiamo il testo della lettera aperta sul trasferimento del parroco don Michele Coppa.

Lettera aperta indirizzata a quanti desiderano conoscere la verità in merito alla vicenda sul “trasferimento del parroco Don Michele Coppa”. “Promoveatur ut amoveatur”, tutta la verità sulla vicenda del trasferimento di don Michele Coppa

Siamo sicuri che il trasferimento di don Michele Coppa parroco in San Pietro Apostolo di Roggiano Gravina, sia stato ampiamente concordato con il Vescovo senza nessuna replica da parte dell’interessato?

Don Michele ha certamente dichiarato di essere una “persona libera e a servizio dalla diocesi”, ma ha sempre sottolineato e mostrato le proprie perplessità in merito a motivi pastorali (considerato che il progetto pastorale, concordato con don Paolo Viggiano parroco in solidum, era stato già avviato) ed in merito alla reazione della comunità che difficilmente avrebbe capito il senso di questo trasferimento; perplessità che il Vescovo ha sempre minimizzato convincendo don Michele ad accettare la proposta del trasferimento.

Inoltre, bisogna dire che, don Michele, subito dopo la reazione della comunità, per ben due volte (2 Novembre 2012 - 7 Novembre 2012) ha chiesto al Vescovo di rivedere la sua decisione.

Siamo sicuri che la delegazione che il 2 Novembre si è recata dal Vescovo sia stata amabilmente accolta in episcopio?

Bisogna precisare che,il 2 Novembre, la delegazione prima di essere accolta in Episcopio (dopo essere stata perquisita dai Carabinieri), ha avuto un incontro precedente con il Vescovo incontrato fuori dall’Episcopio, alle ore 8:15, dove i membri venivano definiti da Mons. Bonanno : “banditi”.

Se è vero che il Vescovo non ha chiamato la comunità parrocchiale di San Pietro Apostolo “popoletto in rivolta” è pur vero che, sul Quotidiano, ha definito i membri di questa comunità “rami secchi” ed “infedeli”. Nella stessa intervista, Mons. Bonanno, sosteneva che le dimissioni dei membri delle varie associazioni parrocchiali, sarebbero state salutari all'intera comunità di Roggiano Gravina.

Il Vescovo, inoltre, ha fatto propria una lettera anonima (un’istituzione non può utilizzare lettere anonime), come conferma sempre nell’intervista sul Quotidiano, dove viene denigrata l’intera comunità insieme a don Michele.

In merito, poi, al numero dei componenti della delegazione, non erano 25 come è stato riportato ma solo 8 persone, che rappresentavano l’intera comunità Roggianese.


Ci chiediamo dunque: “dove si è manifestata l’amabilità del Vescovo?”. Forse nell’aperitivo offerto al termine dell’incontro?O nel falso dono del campetto?

I fondi per il completamento del campetto della Madonna della Strada erano stati precedentemente chiesti sia da don Michele che da don Paolo.

Ogni anno, infatti, la CEI stanzia dei fondi per le diocesi che i Vescovi distribuiscono, in base ai bisogni reali, alle parrocchie che necessitano di fondi per realizzare una data opera.

Quindi, i 20mila € accordati dal Vescovo per il completamento del campetto non sono un dono, ma l’ultima richiesta del nostro parroco per la sua comunità.

E’ vero che il Sindaco di Roggiano Gravina non ha gradito la commistione dell’istituzione locale, in quanto il vice-sindaco era uno dei membri della delegazione?

In questo caso la risposta bisognerebbe chiederla al Sindaco stesso.

E’ vero che in diocesi sono deceduti 4 sacerdoti ed uno è gravemente malato?

La notizia della morte dei 4 sacerdoti è vera, ma 3 di questi non centrano niente con la storia dei trasferimenti. Infatti, l’incarico di parroco della parrocchia di Mongrassano Scalo è stato tranquillamente ricoperto dal parroco di Mongrassano Paese; altri due, invece, erano sacerdoti in pensione e, quindi, non avevano in cura nessuna parrocchia.

Solo il parroco di Scalea, deceduto pochi mesi fa, lasciava vacante la sua sede parrocchiale. Allora ci chiediamo: perché la necessità di spostare ben 7 parroci per ricoprire un solo posto vacante? Non poteva essere trasferito direttamente il neo parroco della S.Pietro Apostolo a Scalea, anziché destinarlo a Roggiano Gravina?

In merito al parroco gravemente ammalato, si poteva trovare una soluzione diversa.

Vi sembra che questi spostamenti rispondano ad un progetto di pastorale ben pensato? Noi abbiamo i nostri ragionevoli dubbi a riguardo.

Si tratta veramente di una promozione?

Bisogna precisare che don Michele Coppa era già Vicario della foranìa di San Marco Argentano prima dell’elezione a Vescovo di Mons. Bonanno. Questa nomina, infatti, gli era stata affidata da Mons. Augusto Lauro e confermata da Mons. Domenico Crusco.

Quando Mons. Bonanno ha preso possesso della diocesi di San Marco Argentano-Scalea, ha sollevato don Michele da questo incarico, insieme agli altri due vicari foranei, nominando al suo posto un altro sacerdote.

Ci chiediamo: perché prima Mons. Bonanno lo ha rimosso come Vicario della forania di San Marco per poi riproporlo per la forania di Belvedere?

Come può essere nominato Vicario foraneo un sacerdote che più volte nella stampa viene definito disobbediente, personalista e responsabile della rivolta nella comunità di Roggiano Gravina?

Forse si tratta di una promozione/rimozione, fatta per favorire qualcun altro?

Siamo amareggiati che, ancora una volta, sul nostro parroco don Michele viene fatta cadere interamente la colpa di questo trasferimento; è come se, dare la disponibilità, fosse quasi un difetto e non una virtù.

Sarebbe il caso, invece, che sua Ecc.za Mons. Bonanno dichiarasse apertamente che don Michele ha dato la sua disponibilità perché è un prete obbediente che ascolta il suo Vescovo, ma che ha anche più volte ribadito (ed il 12 Novembre lo ha anche espresso in una lettera consegnata a mano alla presenza del Vicario generale) l’inopportunità e le difficoltà che un tale trasferimento avrebbe creato nella comunità di Roggiano Gravina.

Nel corso della vicenda, inoltre, prontamente si è preoccupato d’informare il Vicario generale e il Vicario foraneo di tale pericolo e, nonostante tutto, il Vescovo è rimasto fermo sulla sua decisione.

A nostro avviso, questa decisione (solo il Vescovo, infatti, può prendere una decisione del genere e non il parroco) è avvenuta in modo frettoloso, senza prestare attenzione alle problematiche di una comunità che non conosce affatto, preoccupandosi non di studiare con cura il territorio e le problematiche pastorali della diocesi, ma solo di risolvere il problema di Scalea e Diamante, senza alcuna logica progettuale.

Inoltre, più che pensare al bene delle comunità, ha ritenuto più importante evitare di fare una brutta figura per un eventuale ripensamento circa il trasferimento.

Secondo noi, un ripensamento avrebbe aiutato veramente la Chiesa nella sua interezza e sarebbe venuta fuori la figura di un Vescovo-Pastore che ascolta il suo gregge e non di un Vescovo preoccupato del suo “governo” ( …ma è proprio suo questo governo? O è circondato da cattivi consiglieri?)

Il Concilio Vaticano II e il Codice di Diritto Canonico, se li comprendiamo nella loro profondità ed interezza, ci insegnano che al cuore della missione di un Pastore c’è l’amore per il gregge che non è solo “suddito”: questo gregge è costituito da fedeli laici i quali, più volte, vengono chiamati a vivere da protagonisti la corresponsabilità con la Chiesa. E allora, perché non ascoltarci con cuore aperto ed attento? A chi giova tutto questo? Alla Chiesa certamente NO!" I Rami Secchi