Rifiuti: 49% finisce in discarica, in Calabria il 60%
In Italia solo il 33% dei rifiuti urbani viene recuperato, rispetto alla media europea del 42%; dopo di noi solo il Portogallo (19%) e la Grecia (18%). Quasi la meta dei rifiuti prodotti (il 49%) finisce in discarica, ben 15 milioni di tonnellate ogni anno, mentre in Europa viene mediamente conferito in discarica il 30% dei rifiuti. Quasi tutte le Regioni del Sud superano ampiamente il 60%, fino alla percentuale record del 93% registrata in Sicilia; il Lazio è la regione che smaltisce in discarica la maggiore quantità di rifiuti urbani (74% di quelli prodotti). La sola provincia di Roma porta in discarica quasi 1,9 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno (oltre 1,3 mln solo nel comune di Roma). Sono queste le principali elaborazioni (su dati di fonte europea relativi al 2010, ma da allora il trend è rimasto costante) riportate nello studio annuale "L'Italia del Riciclo".
Il rapporto, promosso da FISE Unire (l'Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ed illustrato nel corso di un convegno, evidenzia quanto sia ancora ampio il divario che ci separa dai Paesi che presentano migliori performance nel recupero di materia dai rifiuti urbani, come Austria (70%), Germania e Belgio (62%), Paesi Bassi (61%), Svezia (50%) e Danimarca (42%). Questi sei Paesi europei, oltre a un elevato tasso di riciclo e a una quota significativa di recupero energetico mostrano anche un altro dato in comune: smaltiscono in discarica tra lo 0 e il 3% dei rifiuti. In Italia, invece, sono ben 9 le Regioni che si affidano alla discarica per smaltire oltre il 60% dei propri rifiuti (Liguria, Umbria, Marche, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) e diventano 10, con la Campania, se si aggiungono a questi rifiuti quelli inviati fuori Regione o all'estero.
Le cattive notizie per il nostro Paese non si fermano qui: secondo il Rapporto recuperiamo sotto forma di materia solo il 20% dei rifiuti (escluso il compostaggio), contro una media europea del 26%; anche il compostaggio e il recupero energetico si mantengono sotto la media del "vecchio continente", rispettivamente al 13% (in Europa al 16%) e al 18% (29% in Europa). In questo scenario critico, nel 2011 l'industria italiana del riciclo degli imballaggi si è mantenuta su buoni livelli sia per quantitativi, pari a 7,5 milioni di tonnellate (+2% sul 2010, quando erano 7.346), sia per tasso di riciclo, stabile al 64%: crescono carta (+3%), plastica (+4%) e vetro (+7%), in calo acciaio (-1%), alluminio (-13%) e legno (-5%).
"Il riciclo dei rifiuti - ha evidenziato Corrado Scapino, Presidente di Unire - costituisce una delle priorità strategiche per lo sviluppo della green economy. Gli obiettivi di riciclo europei sono, per alcune filiere, ancora lontani e per raggiungerli è necessario che oggi le strategie di crescita industriale nazionale si coniughino con politiche di sviluppo sostenibile che prevedano l'impegno e la partecipazione di tutti i soggetti economici della filiera, dai produttori ai riciclatori. Resta tuttora prioritaria l'attivazione di nuove leve per stimolare il mercato dei materiali riciclati, evitando politiche ambientali miopi e strumentali che rischierebbero solo di frenare ulteriormente lo sviluppo dell'industria del recupero". Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, uno dei motivi principali della situazione italiana "è la bassa tassazione sullo smaltimento in discarica (15 euro a tonnellate in Italia contro le 40 in Germania). Occorre dare effettiva priorità al riciclo, così come obbliga a fare la direttiva europea 98/2008 CE, ricorrendo anche agli incentivi economici o fiscali in quelle filiere".