Spettacolo: battaglia del promoter Pegna per ottenere pagamenti
Continua la battaglia del promoter Ruggero Pegna per ottenere i pagamenti di ben quattro spettacoli acquistati dall’amministrazione Comunale di Reggio Calabria tra il 2010 e il 2011, ancora ad oggi non pagati. Come è ormai noto si tratta dei concerti di Massimo Ranieri del settembre 2010, voluto dall’Assessorato comunale alla Cultura in Piazza Indipendenza per i festeggiamenti patronali della Madonna, di due repliche del musical Alice nel Paese delle Meraviglie e del concerto di Paolo Conte del maggio 2011, questi ultimi inseriti nella Stagione Teatrale Comunale. Nel pomeriggio di mercoledì Pegna ha incontrato a Palazzo San Giorgio il dottore Salvatore Gullì, componente della Commissione Straordinaria con delega alle questioni finanziarie. L’incontro, però, non ha soddisfatto il promoter, tre volte dirigente nazionale dell’Associazione di categoria e attuale componente della Consulta Ministeriale per i Problemi dello Spettacolo. Pegna, infatti, ha diffuso la seguente nota:
“Ringrazio il dottor Gullì per avermi ricevuto ed aver dimostrato disponibilità e sensibilità verso il mondo della Cultura. Comprendo, altresì, la difficoltà dei Commissari nel doversi districare nella situazione debitoria del Comune di Reggio che, secondo quanto appreso, è di diverse centinaia di milioni di euro, però penso che sia necessario che lo Stato non perda di vista il rispetto del cittadino e degli imprenditori onesti, soprattutto in una realtà dove la legalità è spesso una parola senza significato. A maggior ragione che si è in presenza di una terna commissariale, sopraggiunta per scioglimento del consiglio comunale, non si può dare un pessimo segnale di mancanza di rispetto di chi lavora e produce. In presenza di contratti, delibere, determine, impegni di spesa ben precisi, la proposta di pagare i crediti solo parzialmente, con un drastico taglio sugli imponibili, in parte con rate quinquennali o, addirittura, decennali, peraltro senza interessi, è scioccante! Mi chiedo: può lo Stato trasformarsi in una sorta di interlocutore pericoloso e inaffidabile per cittadini e imprenditori, al punto che, non solo non rispetta i contratti per le forniture acquisite, ma addirittura decide arbitrariamente quanto e come pagare, persino in presenza di atti dettagliatissimi e decreti ingiuntivi esecutivi?
Che senso ha, da ora in poi, sottoscrivere un contratto con regolari impegni di spesa con un Ente pubblico se non c’è più alcuna certezza che, a forniture correttamente effettuate, si riceva quanto previsto dai contratti e dagli impegni di spesa che, come ovvio, dovrebbero garantire i pagamenti? Paradossalmente, piuttosto che far pagare i danni di mala amministrazione ai diretti responsabili, la scure viene usata verso chi, con onestà, impegno e sacrifici, rispetta il principio fondante della nostra Costituzione: lavorare, creare lavoro e, come nel caso di chi opera nella Cultura, contribuendo a migliorare la qualità della vita e della società. Il messaggio che trasmette un’azione di questo tipo è doloroso e tragico e, al contempo, gravissimo, oserei dire fuori da ogni etica e moralità. È possibile che cittadini e imprenditori paghino autentiche truffe di Stato, obbligati a rinunciare ad una parte del loro credito e accettare formule di pagamento da Findomestic? Attendendo nei corridoi di Palazzo San Giorgio, ho incrociato altri imprenditori disperati che si chiedevano: “È questo il tanto sbandierato ‘modello Reggio Calabria’, cioè non pagare centinaia di milioni di euro di forniture acquisite in tutti i settori e vantarsene con orgoglio?”.
Nel solo settore della Cultura, attività in cui i costi arrivano al 95% degli importi concordati e i guadagni spesso non superano il 5%, mi dicono che il buco del Comune di Reggio sia di unmilionetrecentomila euro, cioè un importo ingentissimo di soldi anticipati dalle imprese per consentire che le manifestazioni si realizzassero. Nel mio caso c’è anche di più, persino una componente grottesca e surreale: il Comune guidato dal signor Demetrio Raffa si è incassato i soldi dei biglietti di ben due spettacoli del musical Alice, con il teatro tutto esaurito, senza pagare un solo euro, cioè “gratis”! In pratica, non solo le imprese hanno fatto da banca all’Ente ma oggi, dopo qualche anno, ci si sente dire: “O si rinuncia ad una parte dei soldi e si accetta un pagamento a rate da qualche centinaia di euro, o non si è proprio pagati!”. Siamo ancora in un Paese civile, nel selvaggio West o su Scherzi a parte?.
Mi auguro, invece, che i Commissari, la cui sola parola dovrebbe infondere certezze e sicurezze, si rendano protagonisti di una vera azione di moralità e di ripristino dei concetti più elementari di legalità, impegnandosi, con le opportune sinergie con il Governo centrale e con la valutazione di ogni strumento possibile, a fare in modo che il lavoro e chi ha lavorato sia pagato, come previsto dai contratti. Certe scorciatoie da peggior bottega sono inaccettabili e decretano la fine della credibilità dello stesso Stato. E pensare che, per pagare acconti, gli Enti chiedono agli imprenditori adeguate polizze o fidejussioni! In realtà, oggi, siamo noi a doverle chiedere agli Enti, anche perché, se la pubblicità dovesse funzionare e il modello Reggio si esportasse altrove, si finirà per dover chiudere tutte le imprese!”.
Le opinioni espresse in questa pagina non impegnano in alcun modo la nostra testata rispecchiando esclusivamente il pensiero dell’autore a cui viene rimandata ogni responsabilità per quanto in essa contenuto.