Usura: processo “Cravatta spezzata”, due condanne
Si è concluso con due condanne e cinque assoluzioni totali il processo a carico di sette imputati coinvolti nell'operazione antiusura battezzata "Cravatta spezzata". Usura, estorsione e truffa i reati complessivamente contestati nell'inchiesta condotta dalla Digos della Polizia di Stato e dai Baschi verdi della Guardia di finanza di Catanzaro che, a febbraio 2009, ha portato all'esecuzione di quattro provvedimenti di custodia cautelare in carcere, eseguiti tra Catanzaro e Cutro (Kr), ed all'emissione di avvisi di garanzia. Oggi, il tribunale collegiale di Catanzaro presieduto dal giudice Giuseppe Neri (a latere Adriana Pezzo e Domenico Commodaro) ha inflitto una condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione e 1.000 euro di multa ciascuno - oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'interdizione legale per la durata della pena - a Riccardo Garcea e Giuseppe Altilia, scagionando contestualmente i due uomini rispetto a parte delle accuse loro contestate.
Completamente assolti, invece, Mario Falcone, Santino Talarico, Claudio Bruscaglin, Rita Garcea, Giuseppe Conca. Il pubblico ministero aveva invece chiesto sette condanne, a pene comprese fra gli 11 e i 2 anni di reclusione, e in particolare 11 anni di reclusione e 3.000 euro di multa per Riccardo Garcea e Altilia. Con l'operazione "Cravatta spezzata" finirono in carcere Mario Falcone, Riccardo Garcea (già arrestato in flagranza nel 2006 con le medesime accuse), Santino Talarico, e Claudio Bruscaglin. Assieme a loro furono poi rinviati a giudizio, il 14 luglio del 2009, anche Giuseppe Altilia, per il quale la misura cautelare era stata richiesta ma non concessa dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Conca, rispetto a cui non era stata richiesta alcuna misura cautelare e Rita Garcea, sorella di Riccardo. Ai due fratelli, in particolare, era contestato il reato di truffa all'Inps dal momento che l'uomo avrebbe costretto un imprenditore vittima di usura ad assumerlo, insieme alla sorella, come bracciante agricolo senza prestare alcuna attività (questa è la sola accusa di cui è stata chiamata a rispondere Rita Garcea).
Per il resto le accuse parlavano di vari casi di usura - con tassi di interesse che avrebbero raggiunto anche il 20% mensile - ed estorsione ai danni di imprenditori e professionisti del catanzarese, che avrebbero subito tra il 2000 e il 2007 richieste vessatorie con l'aggravante del metodo mafioso. (AGI)