Ulcer Days: Calabria da imitare per i progetti di cura delle “ferite difficili”
Le ulcere cutanee croniche, o ferite difficili, costituiscono una patologia diffusa, causa di sofferenze, invalidante nel 50% dei casi e anche costosa per le casse dello Stato e per le famiglie, ma ancora “sottovalutata” sia dagli stessi pazienti, che spesso non si rendono conto della sua gravità, sia dal Servizio sanitario nazionale che non assicura una adeguata ed omogenea rete di percorsi curativi dedicati. Per fortuna, pur nelle criticità esistenti, per una volta la Calabria non è fanalino di coda, ma anzi ha qualcosa da insegnare ad altre regioni. E' emerso nel corso della manifestazione scientifica “Ulcer Days”, svoltasi ieri nella Sala Quintieri del Rendano ad iniziativa dell'AIUC, Associazione italiana ulcere cutanee, di cui è coordinatore regionale il dottor Francesco Giacinto, responsabile dell'Ambulatorio di Vulnologia di 1° livello Scalea-Praia a Mare
Le ulcere cutanee croniche sono lesioni, prevalentemente degli arti inferiori e superiori, che stentano a guarire spontaneamente e che sono nella maggioranza dei casi dovute ad altre malattie, quali diabete, malattie vascolari, autoimmuni, reumatologiche, neoplastiche, decubito. Sono circa due milioni gli italiani interessati, anche se una quantificazione precisa è difficile. Certo è che le prestazioni di cura impegnano il nostro Sistema sanitario per il 2% della spesa annua, mentre il 36% dei pazienti grava anche sull’economia familiare con costi che arrivano a 300 euro al mese.
Francesco Giacinto ha introdotto i lavori, moderati da Elena Scrivano, mettendo a confronto diverse esperienze sul territorio calabrese, a cominciare dal suo Ambulatorio, che costituisce una piccola isola felice, alla quale anno dopo anno afferiscono sempre più pazienti, provenienti anche dalla vicina Basilicata, e dove si privilegia l'assistenza domiciliare.
E', questo, uno dei cinque centri sperimentali – gli altri sono a Soverato, Reggio, Crotone e Lamezia- che si sono realizzati grazie ad un Progetto regionale integrato Ospedale-territorio che -ha successivamente sottolineato Luigi Battaglia, chirurgo a Soverato e responsabile scientifico del Progetto- viene ora imitato da altre Regioni che ne hanno riconosciuto la validità. Esaurita questa fase, si sta già pensando alla seconda, che consentirà l'apertura di altri ambulatori utilizzando il personale appositamente formato durante l'attuazione del primo progetto.
Il problema principale, infatti, è assicurare cure e prevenzione a tutti, come ha rilevato anche il direttore generale dell'Asp Gianfranco Scarpelli, che ha illustrato il lavoro che si sta facendo nell'Asp di Cosenza per migliorare l'assistenza territoriale e destinare solo ai casi acuti i ricoveri ospedalieri, insistendo sull'esigenza di prevenzione e opportuna diffusione dei punti deputati alle cure delle cronicità. Il Presidente dell'ordine dei medici di Cosenza Eugenio Corcione ha rilevato l'esigenza che, soprattutto in tempi di crisi economica, si mettano a frutto tutte le risorse umane e finanziarie esistenti, privilegiando ciò che davvero serve all'ammalato e non fuorvianti considerazioni di matrice politica, al fine di assicurare una maggiore omogeneità di cure nella provincia.
Nella qualità di coordinatrice del mondo delle Associazioni del terzo settore di Cosenza, è intervenuta Alessandra De Rosa a rappresentare il punto di vista dei numerosi pazienti che registra la provincia cosentina e a rilevare gli aspetti di disagio psicologico che una patologia del genere comporta per ammalati e loro familiari.
Il saluto del Comune di Cosenza, che ha patrocinato l'evento, è stato portato dall'Assessore alla solidarietà e coesione sociale Manfredo Piazza, che ha illustrato il lavoro che l'ente locale sta svolgendo in direzione di un'assistenza domiciliare integrata sanitaria e sociale. Un saluto è venuto anche dall'Assessore Luca Gigliotti del Comune di Castrolibero. Particolare interesse ha poi suscitato la relazione del professore Raffaele Serra, dell’Università di Catanzaro, responsabile di un Master in Vulnologia, che ha illustrato il progetto, già in corso di realizzazione, “Peer to peer-Wound Web Net”.
Si tratta, in sostanza, di utilizzare le nuove tecnologie per migliorare l'assistenza e “aggirare” i problemi logistici. In sintesi, se la Calabria è servita in maniera disomogenea, oggi si può però fare ricorso alla telemedicina ed al web attraverso cui mettere in rete più centri: basta una buona macchina fotografica ed un software adeguato e ogni ulcera cutanea che arrivi all'attenzione di un centro diventerà oggetto di catalogazione e di scambio di informazioni. Addirittura, il software permetterà di registrare nel tempo progressi o regressi nella guarigione, costituendo così un prezioso strumento di orientamento obiettivo per gli operatori. Inoltre, le immagini e le cure adottate andranno a costituire un database di intuibile utilità per ciascuna struttura interessata. Di criticità frustranti per chi si trova ogni giorno a contatto con la malattia ha, invece, dovuto riferire Miro Sollazzo, infermiere esperto nella cura delle ulcere, responsabile dell’Ambulatorio infermieristico a Polistena. Marilù Vulnera, Direttore dell’Area farmaceutica territoriale dell’Asp di Cosenza si è soffermata sulla competenza e capacità della figura del farmacista nel fare anche operazione di counselling verso un paziente che abbisogna non solo di terapie, ma di ascolto e sostegno.
Infine, Giuliana Bernaudo, Direttore del Distretto “Tirreno” dell’Asp di Cosenza, ha illustrato la situazione non facile di un'Azienda sanitaria che deve assicurare assistenza a un territorio vastissimo, con 155 Comuni e circa 750.000 utenti, rilevando come i problemi vengano però quotidianamente superati grazie alla passione professionale di tanti operatori sanitari. Secondo la Bernaudo il problema non sta tanto nelle restrizioni economico-finanziarie, quanto nel non ottimale uso delle risorse esistenti. Una passione che Alessandra De Rosa, ha voluto mettere al centro delle conclusioni dei lavori, quale elemento positivo e motore delle azioni future. La De Rosa ha anche proposto una maggiore interazione della SIMITU, Associazione che si occupa dei pazienti con ulcere cutanee e che ha collaborato all'evento cosentino, con il resto delle associazioni sul territorio, in modo da dare sempre più voce al paziente, i cui diritti sono purtroppo ancora non pienamente riconosciuti.